11 mar 2018 – La preghiera del ciclista oggi è andata in onda per 178 chilometri da Castelraimondo a Filottrano. In bicicletta si prega e si parla con gli angeli tante volte, quando la fatica ti prende e ti toglie il fiato e la ragione ci si aggrappa agli angeli sperando in una spinta in più. E l’hanno sentita in 147 oggi quella spinta. Anzi di più. Perché la strada era uno striscione unico di foto e ricordi per Michele Scarponi.
Una processione sparata a tutta fino a Filottrano, una trentina di chilometri da Ancona, il paese di Scarponi dove per primo, nel circuito finale, è passato Dario Cataldo, maglia Astana, quella del campione che non c’è più e che era partito, il 22 aprile 2017 per un allenamento tranquillo a preparare il Giro d’Italia.
Un lungo addio che si è ripetuto nelle parole di tutti interpretate da Marco Scarponi, fratello di Michele, che ha parlato di sicurezza stradale “Che Michele non sia morto invano, almeno” e vaglielo a spiegare a quelli che “figurati se capita a me”. Poi via in auto un po’ troppo di corsa.
Sulla strada ha vinto Yates, Adam, fratello gemello del Simon che sta andando forte alla Parigi-Nizza un po’ più in là. Anzi, la sua vittoria suona quasi come una vendetta al ciclismo, visto che alla corsa francese, finita proprio oggi, Simon Yates ha ceduto la classifica generale per 4 secondi a Marc Soler.
Due corse quasi gemelle che preludono agli appuntamenti del grande ciclismo e si fanno grandi anch’esse di campioni e pretendenti. Sagan secondo sul traguardo e intanto Kwiatkowski, quello che l’anno scorso ha vinto la Sanremo, è già in forma e costanza con indosso la maglia di leader soffiata di un soffio di secondi a Damiano Caruso.
Che poi questa era pure una tappa decisiva della Tirreno Adriatico 2018. La tappa dei “muri” fatti per spezzare gambe e speranze di vittoria che ha visto pedalare ancora nelle retrovie Froome, ma non ce lo saremmo aspettato diverso sebbene faccia quasi tenerezza vederlo inseguire ingrippato in quel rapporto che gli vorresti urlare di calare un dente.
GR