6 mar 2018 – Quella di Wout Van Aert nell’ultima “Strade Bianche” era solo la seconda incursione nella carriera del ciclocrossista belga in una gara stradistica tra i pro. Come gli è andata? Come era facile immaginare il tempo balordo che ha imperversato sulla miniclassica del senese non è stato certo un problema per uno che sul fango la bici la fa “danzare” e che quando il fondo è viscido di pioggia riesce comunque a governare il mezzo in maniera divina.
Così, Wout è stato in fuga per metà gara e poi è finito terzo all’arrivo di Piazza del Campo. E se non fosse stato per i crampi degli ultimi metri forse anche la piazza d’onore sarebbe stata sua…. Una prima capolavoro, insomma, anche se in realtà il vero “numero” del tre volte campione del mondo di ciclopratismo non è stato tecnico, ma fisico; è stato quello di un ventitreenne che nelle poche settimane che hanno separato il termine della stagione del cross dal suo esordio su strada ha saputo adattare il suo “motore” a compiere un tipo di sforzo diametralmente opposto da quello tipico della sua specialità “nativa” sui campi di ciclocross: qui le gare durano sessanta minuti, dal primo all’ultimo secondo si svolgono tutte in un regime di sforzo anaerobico e chiamano gli atleti a dare il massimo anche in contesti e situazioni che il ciclismo su strada non conosce, ad esempio i tratti da fare a piedi o i salti degli ostacoli.
Ora, che un ciclista di livello professionale riesca a passare agevolmente dall’una all’altra specialità nel giro di pochissimo tempo non è certo cosa fuori dal comune; nel caso di Van Aert, però, eccezionale è il fatto che nell’arco di trenta giorni il “nostro” sia rimasto competitivo sia nell’una che nell’altra specialità.
Tutto questo nonostante l’impegno in cui si è cimentato in Toscana durasse cinque volte tanto una gara di cross, nonostante si trattasse di una prestazione di tipo prevalentemente aerobico e – ultimo ma non per ultimo – nonostante Van Aert abbia dovuto fare i conti con problematiche tattiche di certo diverse da quelle tipiche di una gara di ciclopratismo.
Insomma, che sulla durissima salita finale al belga siano venuti crampi tremendi questo era forse il minimo che ci si potesse aspettare… Tra qualche settimana rivedremo Van Aert in gara sulle strade di due altre grandi Classiche del nord, Classiche che chi “mastica” di ciclismo sa bene avere solo parentele lontanissime con i circuiti di ciclocross: parliamo del Giro delle Fiandre e della Parigi-Roubaix, due gare monster dove la Veranda’s Willems di Van Aert ha avuto la wild card.
E siamo certi che anche in questi due casi il tenacissimo belga ci farà divertire da matti.
Maurizio Coccia
Uno è stato un grandissimo del ciclismo, con una carriera coronata da due maglie iridate e un’Olimpiade, oltre a svariate grandi Classiche.
Fiandre e roubaix hanno altre distanze, le corse cambiano per tutti