5 set 2016 – A spasso nei corridoi tedeschi del Salone di Friedrichshafen ne abbiamo viste davvero di tutti i colori. E non abbiamo potuto fare a meno di notare come le biciclette da corsa siano diminuite un bel po’ rispetto agli altri anni per fare spazio ad altri modelli ibridi. Ma di questo abbiamo già parlato nel nostro pezzo conclusivo ragionato nel viaggio di ritorno attraverso la lenta Svizzera e buttato giù, quasi di getto, appena posate le macchine fotografiche e riposto il computer sulla scrivania.
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Tra le tante tendenze e novità spiccavano certamente le biciclette aerodinamiche. Se anche Colnago ci si è messo a seguire il filone, ripescando il progetto iniziato addirittura con la Ferrari in galleria del vento quando a misurare l’aerodinamica ci pensavano in pochi, qualcosa vorrà pur dire.
E in tanta ricerca di aerodinamica il concetto di “integrazione” svetta in ogni catalogo e cartella stampa. Integrare significa far sparire qualcosa in qualcos’altro. È così per l’attacco manubrio che segue le linea del tubo superiore nei modelli più esasperati contro il vento, oppure le forcelle che diventano uno snodo del telaio e così via.
Ma in tutto questo “integrare” va contro corrente il reggisella. Il supporto della sella viene spesso disegnato aerodinamico, ma ormai si contano sulla punta delle dita di una mano i telai che lo mantengono integrato. Ossia lo facciano sparire nella naturale prosecuzione del tubo piantone della bicicletta, al punto che il reggisella vero e proprio diventa un morsetto di raccordo tra tubo e sella e poco più.
Perché questa controtendenza?
La prima risposta che abbiamo avuto dai costruttori di ordine meramente pratico: una bicicletta con reggisella integrato diventa vincolante per chi la utilizza e si rivende con molta fatica. Un telaio tagliato a misura di un ciclista può essere venduto solo a qualcuno più basso, nei limiti della misura di quel telaio. Se chi lo volesse acquistare necessita di un’altezza sella maggiore è difficile recuperare. E se non è impossibile si tratta comunque di rimediare in maniera non ottimale. Difficile accettare soluzioni di questo tipo per i puristi.
Qualcuno poi, un po’ sottovoce, ha detto pure che il problema è spesso un altro: colpa delle innumerevoli rotture subite da diversi telai in quel punto così delicato che il nodo di sella. Ma come? Non ci era stato proposto il reggisella integrato, anni addietro, proprio come la soluzione che toglieva stress dinamico da quel punto così delicato? Sì, ma a patto di lavorare bene con i dimensionamenti delle strutture e la realizzazione con la fibra di carbonio non è smeplicissima. Richiede lavoro, quindi costa.
Poi dipende pure dai materiali. «Con il titanio occorre far arrivare i pendenti sopra al tubo superiore – ci ha spiegato Sergio Finazzi, ex pro’, ora titolare ed esperto telaista del marchio Nevi – altrimenti è facile che si inneschi una rottura. E non c’è materiale che tenga».
E a quanto pare alla fine, in galleria del vento, la differenza tra reggisella integrato aerodinamico e reggisella tradizionale sempre aerodinamico, è trascurabile. Poi probabilmente conta anche un discorso costruttivo nella realizzazione dei telai monoscocca. Oppure, semplicemente, è passato di moda. Comunque sia: ciao ciao reggisella integrato.
GR