di Guido P. Rubino
Si potrebbe chiudere con due parole il tentativo di Record dell’Ora in cui Alex Dowsett si è cimentato nella scorsa notte: record fallito. E finirebbe qui. Però a lui dobbiamo riconoscere un merito, quello di aver riportato nei limiti dell’umano un tentativo che a volte, ma solo da fuori, viene visto come tecnologico al punto di essere asettico. Una situazione così perfetta per cui, calcolato tutto, si va e si prende il record, poi si festeggia, poi si enunciano le eccellenze che l’hanno permesso, dall’atleta, ovviamente, alla preparazione fino alla tecnologia della bicicletta, dell’abbigliamento, del casco, della posizione, della pista.
534 metri in più e sarebbe andata così anche stavolta. Invece Alex Dowsett, fermatosi a 54,555 chilometri (misura di tutto rispetto poi, sia chiaro) non ha superato i fatidici 55,089 chilometri di Victor Campenaerts che è rimasto saldamente col record in mano.
Ecco, qui vale il primo appunto da fare. Una delle prime persone che Dowsett ha ringraziato per il supporto è stato proprio Campenaerts. Il belga ha tifato per il successo dell’avversario ma che avversario non era. Anzi.
In una prova così particolare come il Record dell’Ora è normale che un detentore faccia il tifo per lo sfidante. Poi potremo ricordare Merckx che non prese benissimo il successo di Moser. 1972 e 1984 a confronto epoche e tecnologie diverse. Altri personaggi ma stesso record che vale come una vittoria olimpica. Chi lo ha conquistato se ne potrà fregiare anche quando verrà surclassato da qualcun altro.
Quei 534 metri di umanità hanno parlato di uno sforzo disumano che va oltre le capacità fisiche. Occorrono anche quelle mentali per resistere un’ora a quei ritmi e ancora di più per proseguire quando ormai si sa di non riuscire più nel successo. Ci vuole più forza a perseverare in uno sforzo che porta alla sconfitta, ma Dowsett non è così che l’ha vissuta. Il 61×13 utilizzato (un dente in meno sul pignone rispetto a Campenaerts) non è bastato, le gambe si sono indurite e l’ossigeno non è bastato più per i muscoli.
Ma Dowsett ha parlato subito di soddisfazione. Sì, è mancato il record, ma si è parlato di emofilia, malattia di cui soffre anche lui e per cui questo tentativo era un significato importante. Ha parlato del suo team e della squadra che lo ha appoggiato, della compagna.
Il Record dell’Ora, così tecnologico, ha un sapore così umano.
4 nov 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside (immagini: ©Alex Dowsett)