L’altezza del movimento centrale da terra condiziona la guidabilità della bicicletta. È molto difficile vedere a occhio se ci son realmente differenze fra una bici e l’altra, perché si parla di pochi millimetri, ma questo minimo scarto è in grado di dare una sensazione di guida molto differente.
Solitamente nel fuoristrada si tende ad aumentare l’altezza del movimento da terra a causa delle asperità del terreno. Un movimento troppo basso potrebbe portare ad un impatto a terra precoce del pedale mentre si supera un ostacolo o addirittura della guarnitura stessa. Di contro un movimento troppo alto potrebbe diminuire la stabilità del mezzo.
Queste differenze sono date da filosofie diverse di progetti. Nel caso specifico del ciclocross bisogna tenere presente che i disegni dei telai sono cambiati moltissimo negli ultimi anni per vari fattori. Il primo è stato il cambio delle dimensioni degli pneumatici, che si sono mano a mano ingranditi sempre di più. Il secondo è il cambio di percorsi, che oggi sono meno ricchi di ostacoli naturali rispetto a qualche anno fa. Terzo ma non ultimo, il cambio della posizione degli atleti in bici, oggi leggermente più raccolta e avanzata nella ricerca di reattività.
Confrontando i dati di varie aziende si vede come non c’è veramente una linea unica. Per esempio, possiamo confrontare due scuole di pensiero opposte fra due bici Campioni del Mondo quest’anno: la Specialized usata da Pidcock che ha vinto il titolo iridato under 23 ha un movimento piuttosto basso, quasi stradale. L’altezza ovviamente varia a seconda delle dimensioni del telaio, ma si attesta sempre fra i 280 ed i 290 millimetri da terra. Considerando che una bici da corsa di solito ha un’altezza da terra fra i 265 ed i 280 millimetri, si capisce come Specialized abbia puntato molto sulla guidabilità in curva.
Opposta filosofia invece per la Canyon di Matthieu Van Der Poel: il movimento è posizionato a 295-305 milliemtri da terra, quindi in assetto da terreno ricco di ostacoli. Proseguendo con una piccola ricerca su altri marchi, possiamo vedere che per esempio Giant sui suoi modelli da cross si avvicina di più alla filosofia di Canyon, mentre, per esempio, un marchio ricco di storia nel cross come Alan sviluppa i suoi telai più in basso, cercando più handling.
Personalmente come Daccordi abbiamo sempre sposato più volentieri la teoria che qualche millimetro in più da terra evita rischi inutili e non penalizza troppo la guida, però come si può vedere non esiste un dato univoco al momento che delinei la superiorità di una scuola di pensiero su di un’altra.
Stefano Boggia (https://www.daccordicycles.com)