18 ott 2017 – Contador attacca i misuratori di potenza, dicendo che falsano le gare: quando un corridore vede di essere al proprio limite, non osa, e segue il pragmatismo della tecnologia. Con me ovviamente sfonda una porta aperta, io che ho sempre criticato anche l’uso della radio in gara, amo questo uso degli strumenti in allenamento ma li odio in corsa, quando l’istinto del corridore dovrebbe prevalere.
Ma ci sono dei però importanti.
Il misuratore di potenza fornisce dei dati inconfutabili e forse sarò un po’ nostalgico nel dire che però il vero campione quando parte non guarda i numerini sul manubrio. È vero che si rischia il crollo, che si può andare fuori giri e questo si può pagare. Ne abbiamo parlato molto della gestione delle forze di Froome, della Sky, e ora parliamo degli avversari, che non attaccherebbero perché vedono valori di potenza fuori norma anche solo seguendo il treno Sky. E a vedere quanti uomini Sky rimangono davanti fino al finale di corsa non può che essere vero, però.
Però io mi immagino se ci fosse oggi Pantani con un bel misuratore di potenza sul manubrio. Volete scommettere che quando sarebbe stata ora di buttare via il suo famoso berretto, alzarsi in piedi e mettere poi le mani a centro manubrio vicine fra di loro come faceva lui, lo avrebbe fatto anche con il misuratore di potenza?
E poi mi ricordo di Rominger che quando tentò il record dell’ora aveva un programma di tempi da seguire. Dopo pochi giri era già troppo veloce, il tecnico gli urlava a tutti i giri di rallentare, ma lui non lo guardava nemmeno e andò fuori giri fino alla fine dell’ora. Difficile pensare che oggi si fermerebbe per un misuratore di potenza.
Ricordo anche quella generazione di Sudamericani un po’ pazzi, da Buenahora a Chepe Gonzales, da Perez Cuapio a Leonardo Sierra: loro vedevano la salita come una sfida personale, scomposti, pedalando 200 metri seduti e 200 metri in piedi sui pedali. Non me li so immaginare alle prese con un misuratore di potenza. Per quel ricordo io, non usavano nemmeno un contachilometri. Quando la strada saliva, loro davano tutto.
E allora io lo vieterei, come suggerisce Contador. La gara la deve fare la strada, non il radiocomando. Ma che sia questa tutta la causa di corse a tappe che vivono momenti di tensione solamente con cadute frequentissime, ci credo poco. Perché in gruppo due corridori che hanno ancora la fantasia del Campione – nonostante l’uso del misuratore di potenza – ci sono: uno è Tom Dumoulin, che aspettiamo ci dia spettacolo l’anno prossimo al Tour. Ma soprattutto il nostro Nibali, l’unico che ci prova sempre, in salita ed in discesa, sia quando sa di essere vincente sia quando il misuratore di potenza gli segnala di non essere al top.