C’è un buco normativo nel regolamento della pista che è stato scoperto oggi quando, nella ricerca della finalissima nell’inseguimento maschile delle Olimpiadi di Tokyo 2020, tra Danimarca e Gran Bretagna, i danesi hanno letteralmente tamponato gli avversari.
Cos’è successo?
Nel finale di gara entrambe le squadre erano rimaste con tre corridori quando, proprio nel finale, i Britannici perdono anche il terzo uomo (il tempo nell’inseguimento viene preso sul terzo) e sono costretti ad aspettarlo. Intanto, però, sono sopraggiunti i danesi. In quel momento a tirare c’era Frederik Madsen, testa bassa e concentrazione a tutta da non rendersi conto di Harry Tanfield, il britannico staccato, che rimaneva, correttamente, sulla linea di corda. L’impatto a quel punto è stato inevitabile con entrambi i corridori a terra doloranti. Nella furia adrenalinica il danese se l’è pure presa con l’avversario, probabilmente non ha pensato fosse il terzo, staccato, ma il quarto britannico ormai fuori gioco (e in quel caso avrebbe avuto pure ragione ad arrabbiarsi).
Fatto sta che per determinare gli avversari dei favolosi Italiani, già in finalissima con il record del mondo ci sono voluti lunghissimi minuti fino alla decisione dei giudici che, a loro discrezione, hanno dato la vittoria ai danesi per il merito di aver raggiunto gli avversari (nell’inseguimento su pista, in effetti, si considera gara vinta al raggiungimento dell’avversario). Perché tanti dubbi? Perché, in realtà, nessuna delle due squadre ha tagliato il traguardo, cioè con tre corridori. L’alternativa sarebbe stata l’esclusione di entrambe le squadre col ripescaggio del secondo miglior tempo che, in questo caso, sarebbe stato ancora quello della Nuova Zelanda, seconda nella sfida proprio con gli Italiani che hanno stabilito il nuovo record.
Insomma, se mai dovesse capitare un’altra situazione del genere, ora sappiamo già come andrebbe a finire.
3 ago 2021 – Riproduzione riservata – Redazione Cyclinside