Campagnolo spesso ci ha abituati a essere in testa a tirare la volata delle tendenze del mercato. È stato spesso così quando si è trattato di aggiungere un pignone in più alla ruota libera, innovazioni importanti e visionarie al punto da far interrogare il mercato sulla reale necessità. Mercato stesso che poi dimostrò la valenza positiva di quelle innovazioni.
E l’azienda di Vicenza ancora non si ferma.
A oggi è l’unica ad avere un gruppo che può essere considerato di ambito stradale a 13 velocità: l’Ekar, che pure è uscito ormai da qualche anno.
Però proprio a questo proposito, un po’ di tempo fa notammo la registrazione di un brevetto che saltò all’occhio degli osservatori più attenti: un brevetto che sembra anticipare l’arrivo di una soluzione wireless applicata a un gruppo a 13 velocità (ragionevolmente nel brevetto appariva proprio un disegno che faceva pensare all’Ekar).
Niente di confermato, ovviamente, da parte dell’azienda e, vale la pena di ribadire: il deposito di un brevetto non prelude necessariamente a una novità sul mercato in tempi più o meno lunghi. Si tratta semplicemente di mettere un punto fermo su un progetto che si sta portando avanti e di cui si considerano diversi sviluppi, tra cui poi scegliere cosa portare avanti.
L’idea, però, è interessante.
Dopo che anche Shimano ha iniziato a percorrere la strada del wireless, o meglio: del semi-wireless, dopo il “totale wireless” di Sram e l’altro semi-wireless di FSA (benché meno diffuso) sembrerebbe abbastanza logico un arrivo anche di Campagnolo.
Ekar o non Ekar: 13 velocità e monocorona
Altro ragionamento a carico di Campagnolo potrebbe essere sul dove possa essere applicata una tale evoluzione. Campagnolo ha stupito il mercato con l’edizione meccanica dell’Ekar che, se da una parte ha fatto chiedere perché non pensarlo direttamente elettronico, dall’altra ha dimostrato che i gruppi meccanici un futuro possono averlo eccome.
E adesso?
Già con l’uscita dell’Ekar a 13 velocità ci siamo posti diverse domande: potrebbe essere un’evoluzione possibile? La questione, più che il tredicesimo pignone, potrebbe riguardare l’estensione della logica monocorona, tanto apprezzata sulle biciclette gravel, anche su strada.
E sarebbe un colpo abbastanza clamoroso visto che il monocorona, su strada, appare ancora come un tabù. In realtà fu sperimentato qualche anno fa ma con scarso successo (ne aveva parlato in questo articolo e in quest’altro). Si trattava di biciclette destinate ai pro’ con pacco pignoni a 12 velocità. Il rapporto in più, oggi, potrebbe fare la differenza e togliere parte dei problemi evidenziati a suo tempo.
Già, a ben vedere è curioso che il monocorona si sia affermato su biciclette in cui l’estensione dei rapporti è notevole e molto più ampia che su strada.
Ormai pensare a una mountain bike ancora con doppia moltiplica significa ragionare sulla generazione precedente di prodotto. E anche chi lamentava un salto troppo ampio tra i pignoni posteriori si è arreso all’evidenza della praticità e abituato a una guida veloce che non richiede più i tempi di attesa del deragliatore anteriore. Nel fuori strada è fondamentale.
E su strada?
La risposta delle 13 velocità di cui Campagnolo ha già la tecnologia più che collaudata potrebbe essere ovvia. Tolti i casi limite che possono giustificare ancora la doppia corona, una moltiplica unica anteriore può essere, oggi più che mai, una risposta efficace alla ricerca di leggerezza e semplicità. Parte del successo Ekar di Campagnolo è anche qui.
La bicicletta da corsa storce la bocca
Si sa, gli stradisti sono i ciclisti più tradizionalisti che si possano trovare. Se funziona bene quel che c’è ora perché cambiare?
Il cambiamento dovrebbe portare sempre dei vantaggi e, al di là delle abitudini individuali e delle azioni automatiche cui è abituato chi pedala da sempre, avere una scala di pignoni su cui far scorrere la catena, senza le complicazioni della doppia moltiplica e delle cambiate simultanee. Si va anche a risolvere alla radice il problema dei rapporti doppi, quegli sviluppi metrici simili tra combinazioni con moltipliche diverse che, di fatto, riducono la varietà degli sviluppi metrici a disposizione (un approfondimento qui: https://cyclinside.it/i-rapporti-della-bicicletta-spiegazione-e-funzionamento/).
Un cambio è meglio di due. Perseguire la semplicità è da sempre risultato vincente nella bicicletta. Anzi, le critiche che spesso vengono rivolte alle innovazioni riguardano proprio il complicare un mezzo semplice. Qui si andrebbe esattamente nella direzione della semplicità, dunque.
Tanto più che non ci sarebbe bisogno di avere salti di rapporto molto ampi come avviene in mountain bike o nel gravel.
Evoluzioni
Da un punto di vista sostanziale è un po’ un tornare indietro alle biciclette con meno rapporti (ma, appunto, sfruttati meglio, quindi, di fatto, si tratta comunque di un avanzamento) ma la scelta già fatta sulle mountain bike e sulle gravel dimostra che si tratta di un percorso che potrebbe essere seguito, almeno in determinati ambiti. E se mountain bike e gravel hanno rapporti che arrivano alla demoltiplica, per affrontare salite sterrate impegnative, nella bicicletta da corsa la necessità di sviluppi metrici così corti non è necessaria. Questo andrebbe a favore di un maggior assortimento intermedio senza quei salti di rapporto importanti, ma necessari, nel fuoristrada dove, d’altra parte, si presuppone una minore regolarità di pedalata.
Nei tratti asfaltati si cerca di più la regolarità della pedalata e un maggior assortimento di rapporti più vicini tra loro come sviluppo metrico diventa importante.
Facciamo i conti
Vediamo con i numeri cosa significa quanto detto in precedenza.
Le biciclette da corsa hanno un assortimento pignoni ipotetico 11-25, 12-29 tanto per dire alcuni tra i più comuni utilizzati e tralasciando scelte estreme.
Ora anche ipotizzando rapporti corsaioli, con una guarnitura 39-53 siamo nell’ambito di un range di sviluppo metrico che va dai 9,7 metri circa ai 3,1 metri, con il pacco pignoni più “da gara” e tra i quasi 9 metri e i 2,8 metri sempre con moltiplica 39-53.
Con una compact (ipotizziamo la più estrema: 34-50) saremmo tra i 2,5 e gli 8,9 metri circa nel primo caso e i 2,5 e gli 8,1 metri nel secondo.
Questo sempre rimanendo nell’ambito di rapporti normali per bicicletta da corsa e senza soluzioni estreme, appunto, come un rapporto 1:1 che pure è possibile con determinate scelte tecniche.
Gli sviluppi metrici, come visto, non sono così estremi e con una moltiplica singola e il giusto pacco pignoni a 13 velocità si potrebbero facilmente raggiungere i range di sviluppo metrico detti ma con rapporti più vicini. E, in più, col vantaggio di una scala lineare che non comporti passaggi di catena tra le moltipliche.
Con un pacco pignoni 10-30, ad esempio, e una moltiplica da 44 denti si potrebbe avere uno sviluppo metrico che va dai 9,7 metri (come un 53×11) a 3,2 metri (simile a un 39×25). L’assortimento potrebbe essere: 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 20, 23, 26, 30.
E se si volesse una “versione compact”?
In questo caso, invece che cambiare il pacco pignoni, si potrebbe agire direttamente sulla moltiplica su cui è molto più facile intervenire. Al posto del 48 si potrebbe mettere un 38 che porterebbe i rapporti estremi da 2,57 metri (abbastanza vicino ai 2,46 di un 34×28) e 7,7 metri (non lontano dagli 8,12 metri del 48×12 della doppia moltiplica compact).
Conclusioni
Ovviamente potete “giocare” con i rapporti come preferite ipotizzando gli sviluppi metrici che più vi aggradano (se volete scaricate il nostro foglio di calcolo per il calcolo dei rapporti per fare i calcoli rapidamente: lo trovate in fondo a questo articolo).
La soluzione della singola moltiplica sulle biciclette da corsa potrebbe essere percorribile e meglio di quanto si tentò alcuni anni fa.
Perché abbiamo pensato a Campagnolo? Perché la casa vicentina, in questo momento, con l’Ekar, è l’unica ad avere già a catalogo una trasmissione 1×13 già molto apprezzata dal pubblico gravel e non solo, visto che alcuni produttori hanno già utilizzato questo gruppo per equipaggiare bicicletta da corsa di ottimo livello. Una declinazione ancora più stradale ne potrebbe essere una naturale conseguenza. E “giocare” con la sostituzione della moltiplica è decisamente più fattibile, anche economicamente, rispetto a cambiare pacco pignoni come si faceva una volta.
Certo, qualcosa si perderebbe, come abbiamo visto, e probabilmente chi è votato a uscite dove predominano salite estreme potrebbe non trovarla come soluzione ottimale. Ma al di là dei casi estremi l’applicazione di una soluzione del genere potrebbe riguardare la maggior parte dei ciclisti e non necessariamente con gambe super allenate.
Se poi consideriamo anche il problema della sovrapposizione dei rapporti che è inevitabile con una guarnitura doppia, i conti tornano ancora di più. Per approfondire sui rapporti doppi segnaliamo questo articolo. Vi consigliamo, se interessati all’argomento, di seguire anche gli articoli segnalati in basso che analizzano tutti casi specifici di scelta dei rapporti.
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Il mix perfetto sarebbe monocorona anche 1x 11 e sistema di demoltiplica tipo Classified.
Salve, io lo sto giá usando da quasi un anno e direi che la semplicitá di un solo cambio non ha prezzo!
articolo ben fatto e che spiega bene.
Solo un paio di riflessioni:
1) il peso complessivo del monocorona (pacco pignoni+deragliatore+catena+corona anteriore) è più o meno di un suo corrispettivo a due corone?
2) l’indispensabile disallineamento tra corona e i rapporti più esterni (piccoli e grandi) non si riperquote sulla fluidità di pedalata e sul cunsumo di catena e pignoni?
Se potete ci fate chiarezza per queste due questioni? Grazie.
Salve Severino, siamo nell’ordine dei 3-400 grammi di differenza circa, poi dipende dai gruppi e dalla tipologia (elettronico o meno). Considera che le catene moderne sono pensate proprio per funzionare con angoli più importanti rispetto a qualche anno fa, in termini di durata non cambia molto. Un po’ di attrito in più, ovviamente, c’è. Test effettuati parlano di 1-2 punti percentuali di potenza persa per l’1X rispetto a un 2X usato correttamente.
– Guido