22 giu 2016 – La bomba del caso Schwazer ha fatto sorridere molti che non hanno più creduto in lui dopo la prima positività. Tuttavia, in questo caso più che mai, sarebbe bene usare una certa prudenza senza lasciarsi andare ai giudizi affrettati dell’istinto. Sì, ci siamo rimasti tutti male a leggere della positività del marciatore altoatesino, ma è proprio la sua storia che deve portare alla prudenza. Soprattutto molti giornalisti titolati che si sono lasciati andare a esternazioni che sanno più di pregiudizio che di cura del loro lavoro.
Schwazer non si sarà attirato molte simpatie, non certo per come ha gestito la sua vicenda, ma è la vicinanza di un preparatore come Sandro Donati che deve fare riflettere.
Chi è Sandro Donati? un preparatore dell’atletica che, in passato, si è opposto ad una logica del doping che nel suo libro “Campioni senza valore” ha descritto come imposta dall’alto da una federazione che voleva prendere esempio da altre organizzazioni di stampo est europeo. Talmente scomodo, per i piedi che ha pestato, che qualcuno ha pensato bene di falsare le analisi antidoping di un’atleta da lui seguita per screditarlo (e pazienza se quell’atleta ci ha rimesso la faccia e la carriera). Imbroglio poi venuto alla luce.
E il suo libro era talmente scomodo che è stato fatto sparire dalle librerie (fosse stato pieno di farneticazioni, sarebbe stato oggetto di chissà quante denunce). Per chi volesse leggerlo in rete ormai si trovano diverse copie… basta cercare (vedi sotto).
Più recentemente lo stesso Donati ha scritto un altro libro: “Lo sport del doping” (Edizioni Gruppo Abele, 2012), dove sostanzialmente conferma certi inghippi. La critica che si può fare, a questo libro, è la scelta della copertina con una ruota e una sella di bicicletta, quando si parla soprattutto di atletica (sport da cui viene lo stesso Donati).
Alla luce di queste vicende, appunto, la positività di Schwazer va per lo meno presa con prudenza. Almeno è il caso di aspettare un giudizio finale da chi ne ha le competenze, piuttosto che mostrarsi giudici inappellabili del “so io come vanno le cose”.
Pronti a buttare giù dalla torre allenato e allenatore nel caso di conferme. Ma certo già leggere di un’analisi di gennaio risultata negativa al primo controllo e super positiva ad un secondo (le quantità di dopante sarebbero davvero elevate) fa pensare. E tutte le altre analisi fatte a questo atleta super controllato allora? Tutte discutibili a questo punto. Oppure no?
Per ora, certo, abbiamo dei fatti (la positività) e le nostre chiacchiere. Però non siamo alle voci di corridoio. Quindi, insomma, attenzione. Che si rischia di fare anche migliore figura.
Aggiornamento 23 giu 2016
Per chi fosse curioso di leggere il primo libro di Donati, ecco una copia trovata in rete:
Articolo molto lucido.
Viene infatti spontaneo chiedersi come sia possibile che un campione risulti prima negativo, e poi, a un controllo successivo, positivo di ben 11 volte oltre il limite.
Sono differenze talmente enormi che non possono essere addebitate a quelle situazioni “al limite” che a seconda di come si peschi nella provetta possano risultare di qua o di là dal limite regolamentare (casistica che giustifica l’istituto delle controanalisi).
Risultati così diversi si escludono vicendevolmente. E il sospetto di una manipolazione diventa come minimo legittimo.