di Guido P. Rubino
18 mag 2021 – È un po’ come quando, da ragazzini si compravano le “miccette”, quegli scoppiettini che, al massimo, bucavano le calze delle signore che capitavano a tiro dei più birichini. Però, prima o poi, si finiva per metterle insieme, magari in un contenitore, e farle scoppiare tutte insieme. Ma quale spreco: si godeva lo spettacolo del botto più forte!
Rimettendo in ordine le idee di questa prima settimana di Giro d’Italia ci troviamo con un contenitore – il Giro, appunto – e tante miccette che sono veri e propri petardi. Alcune bombe pure.
Ma non doveva essere un Giro carente di protagonisti?
Abbiamo visto all’opera, già nella prima settimana, tanti giovani e corridori pronti a mettersi in mostra e non solo comprimari. Una su tutte? La volata al traguardo volante prima dell’arrivo di Foligno, sfida vera, tra Remco Evenepoel ed Egan Bernal, manco fosse in palio l’ultima Maglia Rosa. Volata coltello tra i denti e poi pacche sulle spalle e a percularsi sui social come gli amici al bar dopo la sfida al cassonetto la domenica mattina.
Ma qui sono corridori professionisti. Una volta si paragonava questo modo di correre ai “dilettanti”, gli atleti giovani che se la giocavano senza troppa tattica, o per niente. Oggi i “dilettanti” sono gli Under 23 che, a ben guardare, sono proprio questi atleti (sì, Bernal, ormai, ha 24 anni, ma siamo lì).
Partono a tutta, sprintano a tutta e poi ancora a scattarsi in faccia appena possono. Nelle corse in linea come in quelle a tappe e chissenefrega se si corre il rischio di arrivare spompati.
Fanno il ciclismo che piace alla gente e non osavamo chiedere. Cosa vuoi dire a un corridore che ha duemila chilometri davanti, migliaia di metri di dislivello e già tanti nello zaino?
E poi, tanto per essere in linea coi tempi, si prendono pure in giro sui social.
Ci regalano spettacolo e forse ci fanno perdonare anche i velocisti che fuggono con scuse che sanno della nonna sacrificata per giustificare i compiti di scuola non fatti. Questa maglia ciclamino sta diventando come il nove a saltacavallo. Per fortuna, ora, è su spalle solide, quelle di Sagan. E non è un caso.