di Guido P. Rubino
10 mag 2021 – Bolle, mille bolle e bei pensieri, almeno fino a quando di bolle si parlava nella canzone e, al Giro, erano giusto un problema cutaneo.
Bolle al Giro. Una ormai è scontata, quella dell’isolamento in cui vive la corsa per salvarsi dalla pandemia. Sta diventando parte del modo di vivere dei corridori, aggiungendosi a certe abitudini che sfiorano il rituale.
Ma il Giro, in bolla, ci è sempre stato, praticamente da quando è nato. Ma non per proteggersi, è una bolla naturale, una città che si sposta.
Di più: è una città stato, autonoma, una società. Ha le sue leggi e i cittadini che devono rispettarle, ognuno col suo ruolo e no, non c’è disoccupazione. Una città produttiva. Al più ci sono ruoli ancora da spiegare, un po’ inventati, un po’ di fantasia. È il Giro d’Italia in Italia. Accoglie anche quelli.
Nella città stato del Giro accadono fatti e fatterelli che hanno proporzioni diverse rispetto al mondo di fuori da cui osserviamo attraverso uno schermo o a bordo strada.
Il “mondo di fuori” è e le cose vanno trattate di conseguenza, pena il rischio di dare un valore diverso o quantomeno sfocato agli accadimenti.
Bisogna leggere i fatti in altro modo e dare il peso al netto della tara (che, in questo caso, potrebbe essere anche un’aggiunta – la matematica diventa un’opinione).
Ci sono grandi amori che si consumano nell’arco di una tappa, altri che bruciano in una volata. Il vento soffia via le nuvole ed è una nuova giornata. Il Giro vive accelerato in tutto nella sua relatività. Questo può spiegare i nervosismi in più che si incrociano tra gli addetti ai lavori, anche in quelli che non lo fanno per darsi importanza.
Ci sono la politica e il gossip, anche se questa voce ha subito un taglio netto per la mancanza della carovana. La cronaca che si scioglie tra le ammiraglie, nelle camere d’albergo, sui pullman dei team che portano i corridori alla partenza mentre il direttore sportivo li scruta negli occhi, per sapere cosa urlargli tra cento o duecento chilometri.
Impiegati statali e liberi professionisti, chi lavora in cantina e chi guarda dalla finestra. C’è un mondo che inizia con il Big Bang della partenza e si dissolve nel buco nero dell’ultimo traguardo che attira tutti li comprime, li concentra e li fa sparire nella singolarità di un ricordo fino al giorno dopo, quando il dio del Giro invertirà l’entropia e farà ricominciare tutto daccapo.