12 mag 2016 – Il ciclismo è fatto di campioni. Lo sport è fatto di campioni. E davanti alla tivù, oppure per strada, siamo lì a cercarli, a sentirli parlare. A sperare di vederli nelle vittorie e ad applaudirli pure nei momenti difficili. Sport, ciclismo. Quello che ci piace di più.
Il campione vince e osa. Ascolta se stesso, la sua condizione e agisce d’istinto e prepotenza. Anche senza diplomazia a volte. È il campione. Uno che ha vinto Giro e Tour e indossa la maglia di Campione d’Italia è un Campione, senza dubbio.
Da un campione ti aspetti l’errore pure, la generosità. Nibali con il suo scatto di oggi poteva raccontarci di aver creduto di avere più gambe e di aver peccato di generosità e di voglia di vincere. Invece la delusione è arrivata dopo. Non quando l’hanno ripreso e poi la Maglia Rosa l’ha pure lasciato lì, insieme ad altri. Quello succede.
La delusione è sentirlo dichiarare, con candore, che lui quello scatto sì, l’ha sbagliato, perché l’hanno consigliato male dall’ammiraglia.
Cosa?
Sì, ha detto proprio così. Sentite l’intervista qui sotto.
E no, ce lo permettete? Non ci piace per niente. Il campione è quello che decide, non è telecomandato dall’ammiraglia. L’ammiraglia potrà sapere i suoi watt, potrà conoscere cosa hanno mangiato gli avversari e fare il conto delle calorie che sono rimaste da spendere per tutti. Potrà sapere il rapporto peso/potenza degli avversari e dirgli la pendenza esatta in cui lasciarli sui pedali, ma il campione vince con le gambe e con la testa. Altrimenti che campione è, a metà?
Quando si era parlato di togliere le radio dalle corse e c’era stata la rivolta di corridori e ammiraglie in nome della sicurezza (perché a quello serve la radio, s’era detto) mica si pensava a questo.
Corridori radiocomandati?
No grazie.
A noi piacciono i campioni. E Nibali sa esserlo senza che ci sia nessuno a soffiarglielo nell’orecchio.
Ridateci il ciclismo, grazie.
In apertura: lo scatto di Nibali (foto ©Bettiniphoto/Graham Watson)
Guido P. Rubino
Spero che Nibali possa giocare bene le sue carte fino alla fine del giro. E vorrei aggiunge che i corridori non sono dei robot telecomandati forse bisognerebbe farli decidere da soli.