10 apr 2018 – L’articolo comparso su Huffington Post Italia ha scatenato polemiche. L’autore carica di responsabilità i corridori, rei di aver negato il primo soccorso al povero Goolaerts. Forse chi scrive aveva in testa gesta eroiche dell’immediato dopo guerra, dove i piloti di Formula 1 sfidavano le fiamme per salvare un collega.
Cose dell’altro secolo. Le gare oggigiorno sono delle macchine organizzative enormi, anzi sono delle vere e proprie aziende che lavorano tutto l’anno per un evento solo. Seguono un protocollo rigidissimo dettato dall’Unione Internazionale, e si avvalgono di collaboratori altamente preparati che sono stati formati sia dalle varie Federazioni Nazionali sia dall’UCI con corsi specifici. Rispettano inoltre una scala di anzianità e apprendistato: alla Parigi Roubaix non si entra nello staff alla prima esperienza nel campo del ciclismo.
In tutto questo ognuno gioca la sua parte. Il Giudice, il Direttore di corsa, il Direttore Sportivo, la staffetta, radio corsa, ed anche il corridore. Tutto perfettamente orchestrato. Tutte mosse prestabilite. Per esempio, questo è l’ordine preciso che devono mantenere i mezzi in gara:
In tutto questo, chiunque abbia seguito un semplice corso di Primo Soccorso sa che ci sono cose che può fare ed altre no. Sa che ci sono cose da evitare perché aggiungerebbero pericolo al pericolo. Sa che gli eroismi sono spesso fonte di pericolo. In tutto questo, i corridori, nonostante abbiano il cuore pesante nel vedere un collega a terra, devono pedalare e proseguire. E lo sanno perfettamente.
Se tutti si fermassero ad aiutare un corridore a terra si rallenterebbe l’arrivo dei soccorsi veri, quelli professionali. Gli atleti sotto sforzo che si fermassero ad aiutare sarebbero soggetti con poca lucidità a causa dello sforzo e quindi più dannosi che utili. E tutto questo non si chiama indifferenza verso il morente, come si vede oggi scritto sui Social. Si chiama professionalità. Tutti svolgono il loro ruolo in modo che sia il medico il più rapido ad arrivare, non uno qualsiasi che “vuole dare una mano”.
A conferma di quanto sia fuori luogo l’articolo di Huffington Post: Goolaerts non è morto a bordo strada, ma alla sera verso le 22:30, in ospedale.
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Stefano Boggia