15 feb 2018 – Per chi segue il ciclismo il 14 febbraio è diventato il giorno del ricordo di Marco Pantani. È il giorno di un sorriso in più al cuore, ma poi ti torna in mente quando qualcuno ti disse: “oh, ma è morto Pantani”.
Che in quel “ma” c’era già il contraccolpo di una notizia innaturale e inaspettata.
Marco Pantani ci aveva abituati a tracolli mostruosi e a riprese altrettanto incredibili. Ci eravamo quasi abituati a sapere di un suo nuovo problema, sapevamo che sarebbe stato l’inizio di una nuova sfida. Cosa si inventerà adesso? Perché Pantani ci aveva quasi abituati ai suoi riscatti. Per quello piaceva ancora di più.
Ma la morte no. Che riscatto può esserci lì. Non quello che avremmo voluto.
Il riassunto della sua epopea, se dovessimo raccoglierlo in un episodio, potrebbe essere quella rimonta mostruosa fatta ad Oropa, al Giro d’Italia del 1999 quando forò una gomma e si trovo a inseguire in una rimonta rimasta negli occhi degli appassionati.
Una vittoria incredibile e una vendetta riprendendo tutti gli avversari che non avevano certo rallentato con la maglia rosa vittima di un problema meccanico. Ok il fair play, ma la sfida e altra cosa e lui, da campione spiegò a tutti cos’era un campione: forza e orgoglio.
Lo avevano capito i suoi tifosi e i suoi ammiratori già da tempo, che quando vedevi uno scattare così come facevi a non entusiasmarti.
E da quel 14 febbraio l’entusiasmo è diventato ricordo di qualcosa che non si è più visto, non a quei livelli. Un ricordo che fa male è un rimpianto. Perché tutti sapevamo quanto ancora di più avrebbe potuto essere Marco Pantani e oggi più che mai sappiamo quanto questo sia vero. È vero che Pantani è stato bersagliato dalla sfortuna e da chi lo ha usato per darsi visibilità, ma c’è stato un momento di cortocircuito in cui il campione ha voluto prendere in mano la sua vita tagliando fuori tutti, anche chi avrebbe potuto aiutarlo. Il momento in cui non si distinguono più i buoni dai cattivi. Ed è sprofondato nel baratro della sua umanità. Una tragedia da romanzo e probabilmente anche da poliziesco con qualche punto interrogativo di troppo dove le risposte certe appaiono un po’ forzate e allora si sono costruite sopra notizie che farebbero sorridere, se non avessero portato via un uomo che nel ciclismo era un campione.
(foto d’apertura ©Bianchi)
GR