È ricominciato il ciclismo. Quello che una volta era stabilito dalla Milano Sanremo, poi si è spostato al nord, infine in Medio Oriente, prima ancora in Oceania. C’è chi si allena e chi non si ferma mai, ma il ritorno del ciclismo in Europa ci rassicura, con le sue strade fiamminghe strette sotto la coperta di pioggia che è come una certificazione di fatica, unita al pavé delle côte, un’assicurazione di spettacolo.
Ci rassicura anche il ritorno del pubblico rispetto alla desolazione dei Paesi Arabi che pure propongono tracciati sempre più mossi a sfidare una pianura inevitabile troppe volte. La comfort zone del ciclismo sono le persone fuori dall’uscio di casa, i piccoli paesi a festa e, perché no, anche birra e alcool per festeggiare quello scodinzolare di strade e pietre.
le foto di questo articolo sono di Sprint Cycling Agency
Poi la corsa, una stagione che riprende le precedenti: terza vittoria consecutiva per la Visma | Lease a Bike (il nuovo nome della Jumbo) e qualche bocca che si storce sul nome del vittorioso: non Van Aert, ma Tratnik, che si è presentato sul traguardo con Nils Politt. Tratnik, sulla carta sarebbe stato gregario di Van Aert. Ma anche questo, alla fine, è già visto: e lo squadrone belga ha già messo in chiaro che quest’anno vuole ripetere il predominio dell’ultima stagione quando anche i gregari marciano da campioni. Van Aert, che sembrava meno brillante, ha vinto lo sprint di gruppo, dietro Nils Politt
È il ciclismo moderno, dicono. Ma è sempre da grandi applausi ed entusiasmi, ci può piacere anche così. Al nono posto il nostro inossidabile Matteo Trentin a dire che l’Italia, in qualche modo, c’è.