di Guido P. Rubino
16 mag 2021 – L’attesa sulla strada è fatta per i campioni. Su, diciamo la verità, chi scende in strada fantasticando di veder passare i gregari (parenti e amici a parte)? La speranza è che, proprio lì dove ci siamo messi ad aspettare, possa accedere qualcosa, veder passare l’attacco giusto, quello che rivoluzionerà il Giro e poterlo raccontare. Chi si mette in salita, soprattutto, pensa a questo.
Forza campioni fatevi vedere.
Poi si applaudiranno tutti allo stesso modo, ci mancherebbe.
Così, oggi ci sarà chi a bordo strada sognerà l’impossibile, addirittura Nibali, che ha vinto di tutto anche se in questo Giro è in disarmo, ma si accontenterebbe anche di un De Marchi, promosso famoso dallo spot in Maglia Rosa. Già, ci fosse un italiano alla ribalta senza dover pescare tra gli over trenta, mentre dall’estero arriva questa nidiata di campioni che rende senza senso la Maglia Bianca.
Ecco, curioso destino della Maglia Bianca, nata per consolare i ragazzini davanti ai mostri sacri, è diventata invece una maglia della salute raccomandata da mamme lontane che almeno li sanno al caldo sulle montagne. Finita sotto quella Rosa, color Gazzetta, di cui sanno poco la storia.
Giovani e navigati campioni, da Evenepoel a Bernal coi gradi di capitano già autori della storia.
Oppure troveremo altro ancora?
Chi è a bordo strada aspetta i nomi già famosi, ma magari domani racconterà dello sconosciuto che gli è passato davanti, pure applaudito, poi diventato campione.
Una soddisfazione postuma.
Chissà se c’è un angelo da tirare fuori a colpi di scalpello dal blocco di marmo. Ma per noi, tifosi e narratori a bordo strada, sarà facile vedere il campione attraverso la forma grezza e già applaudirlo come tale?
Ma sì, a ben vedere non ci importa, applaudiremo lo stesso l’esaltazione più bella dello sport, che diventa arte ed entusiasmerà noi, tutti bambini, al passaggio del Giro: la fatica.