L’Eroica è un ritornare a scuola dal lato bello, riconoscere l’odore delle aule e le facce dei compagni un po’ cresciuti e delle maestre, ma senza compiti.
È ritrovare quel maglione di lana lasciato nel cassetto per l’inverno. Un po’ consunto ma avvolgente, comodo, rassicurante. È così che si parte anche all’edizione 2022 da Gaiole in Chianti, nell’umido di una mattina che assicura bel tempo, cercando di soffiare via la nebbia che al ciclista promette sole o, almeno, tregua.
Parte di sabato l’Eroica, come l’anno scorso per necessità di pandemia che, tutto sommato, hanno portato bene e la formula è piaciuta. Dividere l’evento in due giorni aumenta la festa e diminuisce il traffico, c’è anche più silenzio e in bici ce n’è sempre bisogno.
E poi si guadagna una notte di mezzo.
È un po’ come un giorno di Natale che finisce e domani è Natale ancora, con regali diversi e festa. Tanto di cappello agli organizzatori che, finita la scorpacciata del sabato, si sono rituffati nell’impegno della domenica. Altri ristori da preparare, strade da controllare, cartelli da verificare e così via perché tutto sia sempre perfetto e impossibile da sbagliare per chi pedala.
Chi pedala fa da solo. Il carro scopa c’è per le situazioni estreme, ma parte dell’Eroica è anche cavarsela da soli, conoscere il proprio mezzo. E se proprio non ce la si fa si troverà un aiuto.
C’è chi parte con i levagomme di ferro, fissati col nastro adesivo sulla bicicletta, che i copertoni moderni sui cerchi vecchi non ne vogliono sapere, spesso, di venire via. Chi, al telaio, fissa tre raggi di scorta, non si sa mai con queste buche. Altri si affidano ai punti di assistenza tecnica sul percorso e in alcuni casi c’è una bella fila di guai da risolvere, ma nessuna faccia preoccupata. In qualche modo si risolverà, alla peggio si va a piedi, è eroico anche questo.
Ecco, l’andare a piedi è cosa che molti mettono in conto, anzi, partono proprio con scarpe comode, a volte troppo sgargianti e poco in linea con l’abbigliamento in stile. Su certe salite però c’è poco da fare, i rapporti di una volta mal si accordano con quelle pendenze e poche gambe possono permettersele.
Da Gaiole in poi
Si scivola via così, da Gaiole in poi, verso Brolio e la salita di cento e tante fiammelle. Ondeggiare silenzioso, poche voci, c’è ancora sonno poco dopo le 5 di mattina, tanto più alle 4.30, quando sono partiti quelli con le bici antecedenti al 1930. Non c’è molta voglia di parlare a quest’ora e c’è da guardare la strada ché le luci non sempre bastano.
La pioggia dei giorni precedenti ha creato qualche problema (a cominciare dai parcheggi allagati) ma ha regalato sterrati compatti e nemmeno troppo rovinati dall’acqua abbondante. Di notte si guida con prudenza a prescindere dalle capacità, l’ha spiegato bene il nostro Maurizio Coccia nel suo reportage di lunga distanza e poi c’è da godersi un’alba che pian piano spazza via la nebbia e regala una giornata ideale per andare in bicicletta, figuriamoci all’Eroica.
Pedalare tra storia e presente: XXV edizione
L’Eroica giunta all’edizione numero 25 (26° anno, ad essere precisi, perché nel 2020 non si è corsa) con un bel po’ di medaglie al petto: prima fra tutti quella di aver fatto riscoprire il ciclismo di una volta che non è vecchio, ma ha valori che, pure in mezzo a tanta tecnologia a disposizione, vale la pena riscoprire. Non ci fu errore peggiore, a metà anni Ottanta, ad esempio, che immaginare che bastasse tecnologizzare la preparazione per andare forte e non ci fu errore più clamoroso: si dimenticò la fatica, che è alla base dell’impresa.
L’edizione numero 25 ha visto più di 8.000 partecipanti e i due giorni hanno prolungato il godimento di un vero e proprio festival della bicicletta che non dimentica le sue origini.
L’Eroica ha lavorato molto in questi anni per definirsi e definire i partecipanti. Niente eccessi, “carnevale resta a febbraio”, per dire che pedalare all’Eroica non è partecipare a una mascherata, ma scoprire (o riscoprire) come si faceva una volta ad andare in bicicletta con mezzi con tecnologia diversa, a volte primordiale, come nel caso delle macchine di primo Novecento. A osservare il crepitio della strada bianca sotto le gomme dei ciclisti si poteva osservare la storia della bicicletta e quella del ciclismo in maniera completa anche se un po’ alla rinfusa. Girardengo che supera Coppi che, a sua volta, supera Moser e Merckx. C’è sempre di tutto sulle strade bianche e il diktat del regolamento è sempre di più verso la coerenza, anche se per molti versi appare ancora cosa lontana (e qualcosa in più si può fare anche con il regolamento che apre a interpretazioni che poi lasciano qualche perplessità al momento del controllo tecnico prima del via, quando non si può fare – quasi – più niente per rimediare eventuali errori).
Piccoli difetti che si possono sistemare per non rischiare di finire nella colonna dei cattivi sulla lavagna.
La diretta Rai
L’Eroica quest’anno ha fatto bella figura anche in diretta Rai, alla domenica, sfruttando pure le immagini del sabato si è potuto offrire uno spettacolo che, al di là delle interpretazioni, è un motore formidabile per il turismo. A rivederne la registrazione a tanti è già tornata voglia di riandarci. E a molti altri, c’è da scommettere, di raggiungere questo angolo di Chianti che era sconosciuto o quasi fino a un quarto di secolo fa. Gaiole lo sa e si è fatta bella non solo di posti letto (venduti anche a peso d’oro nel periodo dell’Eroica) e può fare di più. Il turismo qui è ormai un flusso, tranquillo e lento, di pedalatori che arrivano pure in un’automobile che non sarà il massimo della sostenibilità, ma poi pedalano per giorni senza inquinare, più di qualsiasi altro turista che visita un territorio.
L’Eroica si trasforma e resta uguale, ne cambiano le interpretazioni ma si ritorna alle origini, come nel giro lungo oppure in quello corto.
Il resto del racconto è nelle immagini scattate in questi giorni di tanta pioggia e poca polvere, ma anche tanti sorrisi e, finalmente, di nuovo, di abbracci.
Intanto la sera scende. In quella del sabato c’è chi tira su di nuovo i manicotti e accende le luci, che 209 chilometri su sterrato non bastano un dì.
L’appuntamento in Chianti per la prossima volta è già sul calendario, occhi da ritrovare, sguardi da conservare. Come il primo giorno di scuola, tutti pronti per andare nella colonna dei buoni.
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7 ott 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside