di Guido P. Rubino
11 mag 2021 – Facile, direte: quali sono le montagne vere? Quelle con la neve in cima anche a fine maggio. Ovvio che sia così. Sono le montagne che il Giro d’Italia affronta alla fine, quelle dove aspettative e “vedremo” arrivano alla resa dei conti. Dove, se non lì, per giocarsi la vittoria finale?
Quelle montagne pallide in cima fanno, in realtà, impallidire quella brune e scure in cui ci si guarda in cagnesco a inizio Giro. Quelle che a volte i corridori salgono sorridendo, tanto poi la sfida sarà sulle montagne vere, cosa ne volete sapere di classifica finale, qui, che non c’è nemmeno la neve? Sì, quest’anno forse il meteo aiuta, ma restano comunque montagne di inizio Giro.
Sono le montagne prese con attenzione ma anche speranza se dovesse succedere qualcosa: c’è tempo per recuperare e chi attacca qui, in realtà, ha una gamba buona che probabilmente non durerà a lungo. Un Grande Giro, una corsa a tappe di tre settimane ha equilibri mutevoli, non sono gli stessi corridori, della prima settimana, quelli dell’ultima. Sì, forse gli assomigliano fisicamente, di sicuro hanno lo stesso numero sulla schiena e sulla bicicletta, ma le gambe potrebbero essere proprio altre, regalate o perdute lungo la strada.
Guardateli in faccia, se ci riuscite dietro ai loro occhiali alienanti e da alieni, a distanza di 15 giorni di corsa. Potreste trovare la stessa differenza tra soldati che partivano alla guerra e che tornavano dal fronte. Niente tragedie qui, negli occhi, ma tanta stanchezza e fatiche sportive nelle occhiaie più marcate, nelle vene più in evidenza sulle gambe.
Ma il Giro, intanto, oggi, inizierà a dire qualcosa.