6 lug 2019 – Finale scontato, in volata. Spallate e fatica. A Brussels la volata è giocata a tutta da molte squadre. Sbandierate del gruppo a destra e a sinistra e caduta dolorosa a due chilometri e mezzo. Dove fa le spese Groenewegen della Jumbo Visma. La squadra parte forte e ha già il ricambio pronto per il velocista.
Volata pazzesca e infinita con la leggera pendenza che allontana il traguardo. Sforzo pazzesco diSagan che se la gioca al fotofinish con Teunissen che, beffa, lo batte proprio sul colpo di reni. Se guardate la posizione del fotofinish si nota chiaramente la testa di Teunissen più arretrata. Forse ha vinto proprio per questo.
Niente prologo, il Tour parte subito con una tappa vera. Si può chiamare così una tappa destinata a un arrivo in volata? Sì, perché al Tour de France non c’è da stare tranquilli mai. Storicamente è così la corsa gialla. E pure oggi non sono mancati momenti di tensione tattica.
Ci ha pensato Peter Sagan, pensate un po’. Un’azione dimostrativa? Sì, un capo che ha fatto il discorso di insediamento: qui ci sono io, voi statemi dietro.
A 75 chilometri dall’arrivo nella zona di Brussels hanno trovato un bel tratto di pavé e quelli della Bora Hansgrohe ci si sono infilati dentro a tutta, manco fosse il Carrefour de L’Arbre.
Solo che i corridori che partono per il Tour non sono quei colossi fisicati che partono alle Classiche. In gruppo gli scalatori rimbalzavano e vibravano e, alla fine, in due chilometri di pavé il gruppo si è spezzato. Dietro anche Viviani che si è trovato a cambiare bicicletta proprio nel momento più delicato.
Un pasticcio tattico, certamente recuperabile ma che intanto fa spendere energie e chiarisce un paio di cose. Non ultima la volata del traguardo volante vinta proprio da Sagan che già mette in cascina punti buoni per la maglia verde.
Fughe dimostrative, corridori che si accalcano per non correre rischi e correndone di più.
È il Tour e funziona così, cadute comprese. Quello che non accade all’inizio succede a 20 chilometri dall’arrivo. Caduta banale ma Fuglsang ha la peggio: cade, si strappa tutto e dai suoi occhiali scendono rivoli di sangue. Evidentemente ha battuto il viso malamente e fa fatica a rientrare. L’impressione è che il gruppo rallenti un attimo ad aspettarlo, mentre davanti c’è Rossetto in mostra solitaria a 45 secondi prima di essere ripreso nel finale.
Ma un gruppo a 15 chilometri dall’arrivo non può aspettare più di tanto e quando riparte l’Astana che insegue è ancora a 200 metri dal gruppo. Fuglsang si deve riprendere in fretta, nel rientrare lo vediamo anche mangiare, segno di lucidità e conforto per noi.
Si arriva nel finale già con energie in più spese. È il Tour dicono. Lo spettacolo è iniziato.
Redazione Cyclinside