Pur se la stagione professionistica 2024 ancora non è entrata nel vivo ci è bastato scorrere nell’album fotografico (già foltissimo) delle gare di inizio stagione per scorgere un dettaglio tecnico interessante sul “cockpit” delle bici dei corridori.
La lampadina ce l’ha accesa le bici dello spagnolo Juan Ayuso, della UAE-Team Emirates, che lo scorso 24 febbraio ha vinto a braccia alzate la Faun Ardèche Classic. Il manubrio tutto libero a favore dell’obiettivo (la foto è di Sprint Cycling Agency) mostra una marcata angolazione verso l’interno dei suoi comandi cambio Shimano Dura-Ace, che apparentemente non sembrerebbe conforme alla nuova regola che impone uno scostamento massimo dell’allineamento del comando rispetto all’asse del manubrio di 10 gradi e non oltre. La norma è stata voluta dall’UCI, che in questo modo mira a preservare la corretta gestione ergonomica della frenata e di conseguenza la sicurezza dei corridori.
Si è insomma trattato di una leggerezza da parte del corridore spagnolo? O forse di una deliberata irregolarità in barba ai giudici e al loro strumento/dima creato apposta per verificare le misure?
Nulla di tutto questo: l’orientamento così “chiuso” delle leve freno di Ayuso rispecchia la tipologia particolare della curva manubrio che usa; ed è la stessa curva che adottano anche altri suoi compagni di squadra.
In particolare la curva in oggetto è della Enve ed ha un grado di flare moderato, ovvero ha una inclinazione verso l’esterno delle parti laterali: proprio questo consente di accentuare l’orientamento all’interno dei comandi, o almeno di farlo se si osservano i comandi rispetto all’asse longitudinale dell’attacco, non rispetto al flare della curva nei confronti del quel vengono rilevati i “famosi” dieci gradi.
Un posizionamento simile è in effetti dello che si può rilevare per tanti altri corridori che utilizzano la stessa curva di Ayuso, o in genere per i tanti altri che hanno manubri disegnati con questa morfologia.
È importante ricordare che oltre all’intervento normativo sull’angolazione dei comandi, a inizio 2024 l’Uci ha normato e definito anche i complessi aspetti relativi ai rapporti dimensionali del manubrio in relazione all’attacco (che sia questo integrato oppure non con al curva): tra le altre cose, questo ha limitato di fatto l’adozione in corsa di manubri provvisti di flare troppo marcato, ma evidentemente questo non ha impedito che possano aversi casi come quello di Ayuso, in cui i comandi sono ancora molto “chiusi” nella loro disposizione spaziale. Con buona pace di chi, oltre a una ragione di sicurezza, voleva questa norma per impedire ai corridori di superare il divieto di usare le appendici attraverso comandi montati più vicini tra di loro. In una direzione simile, del resto, va anche la tendenza ad usare curve manubrio sempre più strette (qui il caso di un esempio estremo di una curva recentemente introdotta sul mercato), che non a caso sono state anche queste normate dall’UCI a livello dimensionale.
La situazione di fatto, insomma, è quella per cui i corridori continuano a montare spesso i comandi non certo con l’inclinazione consigliata dalle relative Case costruttrici.
E a giudicare dalle foto di inizio stagione questo accade anche in presenza di manubri tradizionali, ovvero senza flare, a conferma del fatto che il modo di condurre la bici da corsa e di impugnare il cockpit è cambiato radicalmente negli ultimi, come del resto avevano già detto qui.