16 gen 2020 – Romantico, sognatore, per alcuni addirittura un visionario. Così è stato spesso definito Giancarlo Brocci, che i più forse conoscono come inventore della cicloturistica d’epoca “L’Eroica”, ma che in realtà ha ideato e poi messo in opera le corse in bicicletta più originali e anticonvenzionali di questo ultimo ventennio.
Le ultime sue trovate “Il Brocci” è andato addirittura a proporle ad Aigle, in Svizzera, al Presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale David Lappartient. A leggere l’articolo che Paolo Bellino ha scritto per Adn Kronos a tanti forse può venire da ridere per quanto bizzarre potrebbero sembrare le istanze che Brocci ha avanzato al francese che guida il governo mondiale delle corse in bicicletta: si è parlato di strade per gareggiare che siano “il più possibile bianche”, di un circuito alternativo ai grandi Giri fatto magari su “strade sconosciute, non sulle classiche salite che conoscono tutti”. E ancora, si è discusso di distanze di corsa più lunghe di quelle attuali, “anche oltre i trecento kilometri”, con partenze talvolta pure in notturna.
Ritorno o riscoperta?
Il mezzo meccanico? Bandite le moltipliche agili per ritornare invece agli ingranaggi da rapporti lunghi, “così da mostrare chi davvero fa la differenza in salita”. Tesi ad arginare gli eccessi di un ciclismo diventato troppo tecnologico sono anche “il divieto di utilizzare ciclocomputer e radioline” e ancora il divieto dei rifornimenti effettuati dalla ammiraglia, ma svolti esclusivamente dalla strada. E infine, per evitare di vedere alle corse quelli che una volta gli abbiamo sentito etichettare come “atleti slim” – cioè troppo magri – Brocci ha proposto a Lappartient di imporre ai corridori professionisti il divieto di scendere al di sotto della percentuale corporea di massa grassa del 6 per cento.
Pensate si tratti solo di farneticazioni di un nostalgico del ciclismo che fu? Non si spiegherebbe allora il perché, il governo mondiale delle due ruote, dovrebbe dare formalmente e ufficialmente udienza a un tipo così; allo stesso modo non si spiegherebbe il perché, al termine di questo incontro, Lappartient “ha detto di essere molto interessato e ha annunciato l’apertura di un tavolo per valutare nei dettagli la proposta”.
Andando indietro nel tempo ci viene da aggiungere che la maggior parte delle idee più innovative e geniali delle manifestazioni ciclistiche degli ultimi venti anni sono siglate “Brocci” e in tutti i casi si tratta di idee che sul nascere furono spesso etichettate come strampalate o addirittura bizzarre: in ambito cicloturistico è questo il caso de L’Eroica, che poi qualche anno dopo Brocci ripropose in chiave agonistica proponendo nel 2007 L’Eroica per corridori professionisti; a sua volta, quel formato è stato poi declinato con uno strepitoso successo anche in altre corse che hanno scelto quelle sterrate come strade su cui far passare i corridori.
Quell’idea sottovalutata del Giro Bio
Solo vicende del tutto estranee al formato dell’evento non hanno infine permesso ad un’altra originalissima perla di Giancarlo Brocci di avere il giusto e meritato seguito: ci riferiamo al Giro Bio, una gara a tappe per dilettanti dove i corridori erano continuamente e costantemente svincolati dai loro team ufficiali ma venivano seguiti e monitorati esclusivamente dall’organizzazione.
È chiaro, sicuramente ci sarà da “regolare il tiro”, modulare al meglio le proposte e codificarle come si deve, ma anche alla luce di quel che è successo in passato ci chiediamo allora il perché non dover dare credito anche questa volta alle idee di questo che sicuramente è un romantico, ma che ha anche trovato le ricette migliori per rendere meno noiose possibile le gare ciclistiche al giorno d’oggi. La svolta delle corse in bici può appunto essere in quell’ossimoro coniato dallo stesso Brocci: «Il percorso verso il “ciclismo eroico professionale” è partito oggi».
Noi vogliamo credergli.
Maurizio Coccia
2007: prima edizione Eroica pro. Ci era sembrata un’idea interessante.