di Guido P. Rubino
In fondo, Budapest, col Giro d’Italia, l’avevo già vista.
Mentre i corridori sfrecciavano per le vie dalla capitale ungherese ripensavo a quei 23 centesimi. Anzi, ancora di più, a quel silenzio che un bravissimo illustratore era stato capace di rendere col tratto deciso della sua arte pensavo proprio alla differenza.
Nel 2020 il Giro d’Italia non c’è stato, almeno non per come era previsto, e nemmeno a maggio, soprattutto a maggio. Il Giro d’Italia è la gara, l’agonismo e poi le chiacchiere, le curiosità, i retroscena che già stiamo vivendo da due giorni a questa parte. Nel 2020 ci mancavano la corsa ma soprattutto le chiacchiere che inevitabilmente ne sarebbero derivate. Bisognava fare qualcosa.
L’idea venne nel rumore delle case invece che in quello delle strade. Un professore di Urbanisitica del Politecnico di Milano, appassionato di ciclismo, Paolo Bozzuto la buttò lì: e se il Giro ce lo raccontassimo lo stesso, come se ci fosse, ogni giorno?
Capite che l’idea, con già la prospettiva di perderci su Netflix, invece che su RaiSport, piacque subito. Anzi, iniziò a scatenare una serie di ragionamenti e costruzioni. Oltre al racconto ci volevano le immagini, ma come facciamo senza fotografie? Illustriamo il Giro, ma mica noi, qualsiasi, sentiamo alcuni amici illustratori, ci penserano loro a recuperarne altri: ogni tappa a coppie, scrittore e illustratore a darsi cambi stretti come in un Trofeo Baracchi.
Nacque così il “Senzagiro”, opera di orfani del ciclismo che la corsa l’avrebbe recuperato a ottobre, ma senza il sapore della primavera. Scoprimmo presto che raccontare una corsa immaginaria, senza la realtà a supportarne la logica, era tutt’altro che semplice. Ma per rendercela plausibile doveva essere tutto sincronizzato, capire chi si sarebbe potuto concedere un colpo di scena, chi si sarebbe concentrato su altro. Nella mia tappa, quella di San Daniele del Friuli, mi andai a guardare il percorso anche con Street View per capirne alcuni dettagli. Altri chiesero a gente del posto. Insomma, fu un bel lavoro di costruzione e sincronizzazione, con tanto di classifiche stilate a ogni tappa. Soprattutto, per noi, fu un modo per continuare a parlare di ciclismo. Per esagerare, poi, traducemmo anche il tutto in inglese e spagnolo, così da coinvolgere i lettori più lontani.
Ieri, invece, il Giro d’Italia a Budapest ci è andato davvero. E mi è tornata in mente quell’immagine della capitale ungherese silenziosa, così come l’aveva illustrata Federico Tramonte, mentre le immagini ci parlavano di un pubblico festante e, finalmente, numeroso, senza restrizioni.
Il testo, per chi vorrà leggerselo, in quella prima tappa, fu opera di Marco Pastonesi che, manco a farlo apposta, immaginò un sorprendente Nibali. Non ci era andato mica tanto lontano. Lo trovate qui.
8 mag 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside