31 mag 2018 – Come spesso accade è dalle corse professionistiche che arrivano alcune delle anticipazioni di quel che, molto probabilmente, vedremo a breve sul mercato. Il Giro d’Italia in questo senso è un evento ideale, perché è a ridosso del periodo in cui i grandi marchi effettuano abitualmente le loro presentazioni ufficiali e perché anticipa di uno, due mesi le principali fiere internazionali di settore che si svolgono in estate.
È allora con ragionevole certezza che vi possiamo dire che quella che abbiamo fotografato a Roma, nella tappa finale dell’ultima Corsa Rosa, è il nuovo modello di altissima gamma Cannondale. La bici dovrebbe chiamarsi SystemSix, almeno a giudicare da quel che suggerisce l’etichetta che vi abbiamo trovato incollata, ovvero il “bollino” che certifica che il modello ha già superato i test di conformità che da qualche anno l’Uci richiede a tuti i telai destinati ad essere utilizzati nelle competizioni sotto la propria egida. Sull’etichetta si legge infatti “Sy6”, che rimanda appunto a quel SystemSix che in passato è stato un fortunato modello della sua gamma “Road” di inizio Duemila. Ed è stato intravisto nelle gare di inizio anno.
A giudicare dalle forme del telaio, la bici ha una identità tipicamente aero, con un tubo verticale che si sagoma aerodinamicamente sulla ruota posteriore, una testa forcella che “copia” millimetricamente il nodo inferiore della zona sterzo e un reggisella a “coda tronca”, inserito in maniera semi integrata nel relativo tubo sella.
La nuova bici, colorata con un’anonima livrea nera, è stata utilizzata praticamente da tutti i corridori della squadra equipaggiata da Cannondale, il Team Education First. Tutti tranne uno, il canadese Michael Woods, che invece ha continuato ad usare la già nota SuperSix Evo Hi-Mod, probabilmente perché con il nuovo telaio non avrebbe trovato le misure idonee alle sue caratteristiche corporee. Il condizionale è d’obbligo perché i meccanici e i direttori sportivi hanno ovviamente tenuto le bocche cucite alle nostre richieste di informazioni sul nuovo modello, compresa anche quella se questa bici inedita sarà proposta solo in versione con freni a disco (come abbiamo trovato) oppure se lo sarà anche in versione rim brake. A prescindere da quel che sarà, il fatto che i corridori abbiano utilizzato in corsa la versione “disc” è in ogni caso significativo.
Come è ormai frequente per tutte le bici da corsa “disc”, anche su questo nuovo modello il fissaggio delle ruote è assicurato grazie a un perno di tipo passante con diametro da 12 millimetri, sia anteriore che posteriore. In particolare il sistema di fissaggio del perno è assicurato da una leva, probabilmente posizionabile su due posizioni come suggerisce la scritta “Double-Lead”, per gestire in modo rapido e sicuro il montaggio e lo smontaggio.
Sulla parte superiore del tubo diagonale, il nuovo telaio Cannondale è inoltre già predisposto per l’alloggiamento della centralina di gestione e comando remoto dei gruppi elettromeccanici di generazione Di2, della Shimano. Nella fattispecie il reparto trasmissione era un Dura-Ace di serie 9100, 11 velocità, con rotori (ovvero i dischi) da 160 millimetri di diametro sia sull’anteriore che sul posteriore (ed è un altro elemento significativo, questo, se si pensa che tutte le altre bici disc utilizzate ad oggi dai professionisti montano rotori da 140 millimetri).
Altro da aggiungere? Non ne abbiamo e non ne sappiamo, ma, ne siamo certi, ci sarà da aspettare molto poco per avere le note tecniche ufficiali di un imminente “lancio” prodotto.
Galleria fotografica
Maurizio Coccia
ma perche’ non costruite bici tradizionali