8 apr 2017 – Alcune pietre sbucano appuntite più di altre. Sono lì da una vita, smosse dai trattori che calcano queste strade con il loro peso, e aspettano di ghigliottinare tubolari e speranze di chi, domani, ci passerà sopra a 50 all’ora. Lo chiamano “inferno“, ma si smania per pedalarci perché questo inferno porta al paradiso, come dicono da queste parti.
Pavé
È di pietre sconnesse o ben messe, i tratti più belli li ha sistemati l’associazione “Les Amis de Paris-Roubaix” che si dà da fare quando la strada cede troppo. Qui ci passano i trattori tutti i giorni e anche in questi giorni di ricognizione ogni tanto occorre rallentare, pure in bici, e decidere chi passa per primo. Il pavé è diverso dal porfido delle nostre strade, le pietre sono distanti tra loro e non sempre in mezzo c’è riempimento a sufficienza, spesso l’acqua scava via tutto e restano le pietre su, che a metterci le ruote di un trattore o di un’auto manco te ne accorgi, ma con una bicicletta le cose cambiano. Il tempo ha piegato la strada rendendola a dorso d’asino. Chi sta in centro è in equilibrio, chi va ai bordi deve sperare nella tenuta delle gomme. Oppure andare proprio di lato, dove è possibile, e pedalare sulla terra battuta che sarà pure polvere infida, ma almeno più stabile. Sempre che non sia invasa dai tifosi. Nella galleria qui sotto alcuni esempi di pavé:
Belgi
Lungo i tratti di pavé già al venerdì si sono posizionati i camper. Molti Belgi hanno sistemato i loro camper prima del Carrefour de L’arbre, in una stradina che sembra fatta apposta. Tutti lì, in fila che saranno trenta o quaranta, con bandiere belghe e fiamminghe ad aspettare uno solo. Intanto sono lì, stravaccati sulle sdraio a salutare i passanti con la lattina di birra già aperta. Chissà se gli basteranno le scorte fino a domenica.
Nella ricognizione del venerdì mattina erano in tanti a pedalare sul pavé, bici da corsa, biciclette moderne e altre in acciaio. A fermarsi e guardarli passare c’è da sentire il rumore di mille Parigi Roubaix. Senti tintinnare l’acciaio e poi il rumore secco dell’alluminio. Ormai c’è lo schiocco violento della fibra di carbonio. Dagli anni Ottanta al Duemila e passa, c’è di tutto qui. Solo le pietre sono sempre le stesse.
Strade
Le strade della Roubaix sono un labirinto in una pianura di curve strette. Da un tratto di strada asfaltata a biliardo ci si ritrova all’improvviso sopra le pietre. Non fai neanche in tempo a cambiare rapporto che salta per aria tutto e non c’è tregua finché non finisce. C’è da scegliere la strada, ma in gruppo stai a ruota e preghi che le pietre non si diradino troppo, non si inclinino facendoti volare via. Qualcuno è caduto anche nelle ricognizioni in allenamento perché di sconto non se ne fa mai e se c’è la polvere diventa scivolosa come il fango. Alcuni tratti sono di sabbia e si affonda pure.
Passano ciclisti di tutti i tipi e poi le squadre, con le ammiraglie. Sua maestà Boonen è seguito pure dalle telecamere. Ha il ghigno soddisfatto e rispetta il suo ruolo senza protestare. Appare pure divertito mentre pedala col suo solito stile sul pavé. Ecco, se c’è una differenza che lo mette sopra a molti è proprio la pedalata che ha Boonen sulle pietre, un vantaggio prima ancora di partire.
Le Vélodrome
Per molti non serve neanche descriverlo diversamente. Quello di Roubaix è “il velodromo” per antonomasia del ciclismo. Sarà pure in cemento (con quella polverina marrone che non andrà mai via), sarà pure troppo lungo, ma è il velodromo per antonomasia. Quello dove ogni ciclista vorrebbe arrivare o almeno fare un giro. Il silenzio della vigilia è pazzesco, ma possono entrare tutti per ora. Poi verrà sbarrato e chiuso e lasciato, per un giorno, alla corsa più importante, ma intanto si gira e per gli appassionati è una manna. Una babele di richiami qualcuno col nodo in gola a vederlo per la prima volta. e quello striscione d’arrivo già pronto. Gli spalti vuoti e il silenzio interrotto dal rumore dei lavori in corso. C’è un’altra birra da fare nel bar prospiciente e guardarsi le foto e i ricordi. Magari acquistando un cappellino a prezzo folle, ma ne vale la pena, è il prezzo di un ricordo.
La ricognizione dei giornalisti
Giornalisti in ricognizione a far sbattere le bici sulle pietre. Quella organizzata da Specialized per la stampa è stata una giornata per provare il modello Roubaix nel suo ambiente naturale e testare anche qualche soluzione. Come i nuovi tubolari preparati proprio per questa gara, una versione speciale degli S-Works Turbo con carcassa in cotone e battistrada maggiorato per dare più grip e ridurre il rischio di pizzicature. Ne avevamo avuto una versione “aperta” (copertoncino) in anteprima e nel nostro modesto test si è rivelata già una tenuta pazzesca, anche sulla strada umida.
Non è certo il rischio che correranno domani i corridori a quanto pare.
Sarà una Roubaix di polvere e niente fango. Non certo più facile. Le squadre, tra gli altri accorgimenti, stanno preparando una quantità di borracce raramente vista per questa gara.
Guido P. Rubino