9 apr 2017 – La Parigi Roubaix è affascinante per gli uomini e la storia, ma anche per le biciclette. È la gara che più ha stimolato l’inventiva tecnologica dei costruttori di biciclette. Rendere i mezzi più comodi serve a fare meno fatica. Le vibrazioni stancano, le mani bruciano e la braccia si addormentano per i colpi continui ricevuto sul manubrio.
Nella storia della corsa abbiamo visto biciclette anche piuttosto strane. Ai tempi dell’acciaio si erano provati ammortizzatori direttamente presi dalle mountain bike. Magari un po’ alleggeriti e posizionati sulla testa della forcella. Qualcuno provo delle vere e proprie forcelle ad elastomeri da mountain bike.
Ammortizzatori
L’arrivo della fibra di carbonio ha permesso di rilanciare molto sul fattore comodità, perché il composito ha una sua elasticità che può essere, anzi, controllata ed esaltata in alcuni punti. Ne sanno qualcosa Bianchi, con il suo sistema Countervail e Pinarello, che ha lanciato, per l’occasione, la nuova K8-S con tanto di sospensione intelligente. Specialized ha dato a Boonen e Sagan (e relativi compagni di squadra) una versione speciale della Roubaix, qui il sistema di ammortizzazione sfrutta una cartuccia elastica tra attacco manubrio e telaio e l’aggancio del reggisella è stato ribassato, all’interno del telaio, proprio per sfruttare l’elasticità del composito.
Doppi comandi
Poi ci sono le soluzioni tecniche, quelle che aiutano nella gestione della bicicletta in corsa. Molti corridori utilizzano leve freno doppie, che permettono di agire sui freni anche in presa alta. È una soluzione “rubata” direttamente al ciclocross e che permette di frenare senza dover cambiare posizione delle mani sul manubrio. Stessa cosa per i comandi cambio per chi utilizza i sistemi elettronici. Grazie al funzionamento tramite contatto elettrico è piuttosto semplice posizionare dei comandi remoti che vanno a duplicare i comandi integrati nelle leve freno.
Manubri comodi
Ci vogliono le gambe, ma ci vogliono anche le braccia. Alla Roubaix i corridori subiscono intorpidimenti dalle mani agli avambracci, con dolori che rendono difficile la gestione della bicicletta. Ecco allora la scelta di manubri anatomici ma anche il montaggio di doppio nastro sul manubrio, magari inserendo sotto degli inserti ammortizzanti.
Gomme larghe
La tendenza di questi ultimi anni, nell’allargamento della sezione delle gomme, trova perfetta corrispondenza in una gara come questa. Maggiore sezione vuol dire maggiore tenuta, ma anche possibilità di tenere le gomme un po’ più sgonfie del normale. La tendenza ad alzare le pressioni di esercizio ha portato i corridori a usare spesso gonfiaggi eccessivi. Stavolta conviene fare un’eccezione.
Niente copertoncini, se mai qualcuno ci aveva pensato, perché il rischio di pizzicare sulle pietre è elevato. Anche i tubolari dedicati sono dotati spesso di rinforzi laterali per evitare di rimanere schiacciati. In passato c’era anche chi aveva provato la doppia camera d’aria.
Salviamo la catena
Se guardate certe foto della Roubaix vi rendete conto delle sollecitazioni che subisce il cambio e della conseguente perdita di tensione per la catena. Una cambiata in un momento di forte vibrazione della bicicletta può portare a movimenti indesiderati della trasmissione, con la conseguenza che, anche il deragliatore meglio regolato, possa entrare in crisi e non riuscire a gestire la cambiata come si deve. Oggi la soluzione si chiama “chain spotter” o “chain catcher”, una linguetta metallica posta in corrispondenza del deragliatore che intrappola la catena evitandone la caduta quando si cambia rapporto. La scelta di un ingranaggio interno da 44 o 47 denti, poi, aiuta anche a limitare il salto eccessivo.
Pedali (e borracce) antiscivolo
Si pedala male sul pavé perché oltre che spingere (e più vai forte e meno lo senti – dicono) bisogna controllare la bici. Questo spesso richiede colpi di reni e movimenti del bacino che rischiano di spostare l’appoggio sul pedala facendo scappare via la tacchetta dall’aggancio. Qualcuno ha risolto ponendo del nastro antiscivolo sotto le tacchette o, direttamente, del nastro manubrio sulla piastra d’appoggio dei pedali. Stesso discorso per i portaborraccia che, per quanto siano ingegnerizzati nella tenuta alla Roubaix si va spesso oltre le loro possibilità. Ingegnoso.
Selle
Curiosamente alla Roubaix si parla poco di selle. I corridori non le cambiano, rispetto ai modelli cui sono abituati, per la classica delle pietre. Qualcuno osa il modello con imbottitura maggiore, ma se proprio si cerca qualcosa di più comodo si preferisce lavorare su altro.
Redazione Cyclinside