13 ago 2017 – Nell’intervista rilasciata ad un quotidiano belga il Cannibale ha criticato in modo deciso Chris Froome, con parole come “non è certamente un super corridore” o “non è certamente paragonabile con Hinault, Indurain, Lemond o me”. In realtà sembra che Merckx non se la prenda solo direttamente con chi paragona Froome a lui, ma anche con il ciclismo moderno ed i cambiamenti avvenuti durante l’arco di questi ultimi 40 anni.
Il paragone che ha fatto arrabbiare il super Campione Belga è stata la classica statistica del “club dei 5 Tour de France”, del quale ne fanno parte, oltre che Merckx, anche Indurain, Hinault e Anquetil, e dove potrebbe rientrare l’anno prossimo anche Froome, se riuscisse a conquistare il suo quinto Tour. Ma Merckx ha fatto sapere che non si sente minimamente in paragone con il campione della Sky, visto che lui ha vinto anche 5 Giri d’Italia, 7 Milano Sanremo e altre corse come Campionati del Mondo, Parigi Roubaix e così via.
Ma poi per sua stessa ammissione dice che comunque non sarebbe più possibile un palmares del genere al giorno d’oggi. Il ciclismo è cambiato. Ora è tutto ipertecnologico, e la specializzazione è altissima. I ritmi sono talmente elevati che le gare in linea sono quasi tutte appannaggio di corridori di grande potenza, in grado di giocarsi la vittoria nelle volate di gruppo. I percorsi fanno molta meno selezione, e gare come San Sebastian sono costrette ad aggiungere delle salite per offrire più spettacolo. La competitività è aumentata anche per un aumento oggettivo dei corridori: negli ultimi anni nazioni come Regno Unito o Norvegia, Danimarca e Polonia hanno sfornato fior di campioni. Il calendario è ora saturo, con circa 1000 appuntamenti all’anno sparsi per il Mondo, mentre una volta si correva prevalentemente in Europa con meno di un terzo delle gare disponibili.
Non è detto comunque che sia una situazione irreversibile: la grande specializzazione è iniziata negli anni ’90, con corridori che preparavano solo pochi appuntamenti all’anno. Nacquero i grandi velocisti che puntavano solo ed esclusivamente alle tappe in volata. Tendenza, poi, tornata indietro con velocisti in grado sia di giocarsi le tappe in volata ma anche Campionati Europei o grandi Classiche in linea. Anzi, a ben guardare oggi, per quel che riguarda le corse di un giorno, viviamo un’epoca d’oro, con campioni come Gilbert o Sagan competitivi per buona parte della stagione e su percorsi diversi. Non a caso Sagan è considerato il corridore più popolare in assoluto fra il pubblico: al di là del personaggio, il corridore più completo e in grado di lottare per la vittoria tutto l’anno è sempre il più apprezzato dalla notte dei tempi.
E infatti Froome non è considerato un atleta così popolare. Nonostante le sue grandi vittorie al Tour, la sua stagione dura un mese all’anno e si basa solo su di un percorso prestabilito. Il suo unico tentativo per una grande corsa in linea è stato all’Olimpiade di Rio, dove ha fortemente deluso. A partire da Armstrong in poi sono state lanciate varie idee per contrastare questa tendenza: riduzione dei km di gara, istituzione di una classifica generale annuale. Nulla che funzioni, perché questa specializzazione è data dall’importanza del Tour de France stesso, che è almeno il doppio di qualsiasi altra gara e rilascia al vincitore una sorta di titolo di migliore al Mondo ad honorem. Se non avremo un livellamento di importanza fra le gare, almeno fra le grandi corse a tappe, vedremo sempre grandi specialisti del Tour, con buona pace dello spettacolo e della tifoseria, che non possono fare altro che perderci.
Stefano Boggia (www.daccordistore.it)
E’ drammaticamente vero, e i giudizi di EDDY MERCKX come sempre sono inequivocabili.
Non a caso si chiama EDDY MERCKX (tutto maiuscolo), ovvero colui che ha scritto il CICLISMO dopo averlo studiato e appreso dai vari Coppi, Bartali, Anquetil, Bobet….