2 feb 2019 – Il ciclocross sta vivendo un momento storico molto particolare, in Italia e nel mondo. C’è una riscoperta, una crescita inaspettata. A Milano al Campionato Italiano ci sono stati 996 partenti, un numero da record, e così sta avvenendo un po’ dappertutto. Ma questa crescita sta seguendo dei canali nazionali, senza internazionalizzarsi.
In America l’organizzazione dell’unica prova di Coppa del Mondo oltreoceano è stata contestata da persone che preferiscono seguire il Campionato Americano. Qui in Europa stiamo facendo lo stesso, con gli italiani che corrono solo in casa – complici anche i problemi economici derivanti dal mancato supporto della Nazionale – come stanno facendo anche gli inglesi e gli svizzeri, e molti altri. In pratica il cross mondiale in questo momento sembra un Campionato belga-olandese, niente di più. Prima avevamo qualche outsider estero, ora sembra che tutti abbiano rinunciato a confrontarsi con i re della disciplina, e puntino a guardare al proprio “orticello”.
Diciamoci la verità: la causa prima di questa situazione è che non si riesce a battere i belgi. Anche il problema economico passerebbe in secondo piano se si fosse veramente competitivi. E per colmare il gap bisognerebbe copiare quello che fanno loro. Per questo da anni io contesto i percorsi Italiani, dove si arriva ad avere anche più di 30 curve al giro senza mai avere un vero rettilineo dove spingere. Questo favorisce la crescita di atleti scattisti e leggeri, bravi tecnicamente in curva, a discapito di corridori più prestativi a livello muscolare. Ma poi al Campionato del Mondo, dove ci si trova a confrontarsi con tutti, si va in Danimarca e si trova un percorso da Nord: grandi rettilinei con un terreno umido e pesante che richiede molta forza. Vento laterale. Diversi tratti da affrontare a piedi, che qui in Italia sono visti quasi come una malattia. Passaggi tecnici non in curva ma sulle pendenze. Insomma noi italiani spesso andiamo a fare un Campionato del Mondo di un altro sport.
Bogense sarà un percorso per metà piatto e per metà disegnato su di una collina molto ripida, che nemmeno i migliori rider mondiali riescono a salire in bici. Questa collina offre anche discese ardite, sicuramente più difficili dei nostri standard nazionali, ma per esempio Katie Compton ha detto in una intervista che c’è poco di tecnico. Forse perché è abituata a fare discese ripide con la bici da cross.
Noi abbiamo una differenza sostanziale dal Nord Europa: il clima. Non abbiamo i terreni pastosi, infangati e pesanti. Però non si può nemmeno pensare di rallentare i nostri terreni asciutti e battuti inserendo curve da tutte le parti. La parola tecnica non si riferisce solo alla curva o agli ostacoli: non è difficile trovare spunti tecnici sugli argini, nei fossi, sulle pendenze. Ma diamo anche sfogo alla potenza. Non solo per poterci poi confrontare ad armi pari all’estero, ma anche per dare ulteriore appeal al cross dal punto di vista del ciclista stradista. Se vogliamo veramente portare più stradisti a fare cross, non possiamo chiuderli all’interno di una giostra di curve.
Stefano Boggia (http://www.daccordicicli.com/)
Visti in tv, i tracciati nostrani rispetto a quelli della coppa del mondo sembrano piuttosto piatti, privi di reali difficoltà e tracciati con troppe “curve” delimitate con quellorribile nastro canadese, anche visivamente poco “tecnico”…
Il clima secco degli ultimi inverni, poi, li rende troppo veloci (al netto delle “curve” sopra citate) e pedalabili, con pochissimi metri da percorrere a piedi.
Passaggi impegnativi assenti… Insomma un brutto spettacolo e un pessimo allenamento per chi volesse competere a livello internazionale!
Non stupisce che i nostri portacolori all’estero facciano solo da comprimari.
Parliamo di Prof o amatori o giovanissimi? per i prof dovrebbe essere la F.C.I ad approvare il percorso,dopo di che ne risponde la F.C.I Ma il problema è ancora un altro e ringrazia chi di dà la possibilità di organizzare.Ai percorsi Belgio/Olanda il pubblico paga l’ingresso come nei n/s stadi il che ti permette di fare del Campo quello che Vuoi GLI AMATORI in genere è gente impegnata con il lavoro ed un percorso tosto frena in parte l’adesione a danno di chi organizza.Parlo da frequentatore i rettilinei vanno bene per gli stradisti abituati a spingere il rapportone il ciclocross è un altra cosa e lo ai specificato molto bene FANGHO -TECNICA coraggio.Per i giovani ai accennato ad un incremento di partecipazione negli ultimi anni con i percorsi attuali.Quualche anno fa invitavo i giovani a partecipare ai ciclocross frequentando in parte le palestre(più redditizie e meno da sporcarsi)oggi vediamo molti giovani dei vari gruppi sportivi con istruttori blasonati (e si vedono i risultati)ad emergere.Per troppo tempo il ciclocross è rimasto in soffitto e adesso ne raccogliamo le conseguenze.
Non ho nulla contro sala è forcarelli i due under convocati da scotti ma non capisco questa scelta. Parliamo di un under che l’anno prossimo sarà élite (sala) é di un altro che ha avuto tantissime opportunità sempre ottenendo risultati scadenti. Non sarebbe stato meglio portare due ragazzi di primo anno per fargli fare esperienza? Tanto pure questi non avevano punti. Perché in Italia vanno avanti sempre gli amici degli amici?