L’idea era partita con le migliori intenzioni: limitare le estremizzazioni tecnologiche per tenere il ciclismo nei limiti di uno sport dove la differenza la facessero le capacità fisiche prima del mezzo meccanico. Alla fine del secolo scorso si era visto un po’ di tutto: telai con forme diverse da quelle “classiche” di una bicicletta, posizioni estreme per realizzare i record dell’ora, componenti aerodinamici che, con la scusa del supporto strutturale, rischiavano di trasformare le biciclette in missili aerodinamici dove la differenza c’era eccome. Così evidente da modificare significativamente le prestazioni e quindi i risultati delle gare.
Il colpo di spugna fu forte. Al punto da cancellare i record dell’ora di Moser per tornare a quelli realizzati con biciclette da pista normali. Le regole, in seguito, vennero anche rivista (creando altra confusione, ne avevamo parlato qui). Furono anche riviste alcune regole, troppo limitative, per corridori di grande statura, altre norme vennero “addolcite” sfruttando stratagemmi di componenti diversi.
Altri cambiamenti in arrivo
Benché alcune regole appaiano decisamente superate, l’UCI è tutt’altro che ferma. Le riunioni che si susseguono mettono sul tavolo proposte che si evolvono. Un nuovo regolamento, in questo caso per la pista, sappiamo essere allo studio degli esperti per aiutare a superare alcune limitazioni di posizione che sembrano troppo limitative. In sostanza si tratta di concedere qualcosa in più nella misura dei manubri e dei caschi. Ma anche norme sull’abbigliamento per evitare che si utilizzino, ad esempio, body aerodinamici troppo costosi e quindi in grado di fare differenze anche significative con squadre e federazioni con disponibilità diverse. Abbiamo parlato di pista, ma è logico supporre che un eventuale nuovo regolamento, in questo senso, potrebbe riguardare anche le gare su strada, specialmente quelle a cronometro.
Pesi: oltre i 6,8 chilogrammi
Quella del peso appare, sempre di più, come una normativa troppo limitante dai costruttori e anche dai ciclisti. Era nata con il chiaro intento di rendere le biciclette più sicure evitando alleggerimenti esagerati. Quando è stata pensata questa regola si era nell’età dell’alluminio e per limare peso l’unica via, dopo aver osato tutte le leghe possibili, era assottigliare le tubazioni. I telai che ne venivano fuori in qualche caso sono stati giudicati poco stabili, comunque non adatti a tutti i ciclisti (per differenze di peso dei ciclisti stessi) e quindi non compatibili con una logica di immissione sul mercato del prodotto (nel ciclismo, ricordiamo, tutto quel che utilizzano i corridori deve essere – almeno formalmente – a disposizione del pubblico all’acquisto).
Con la fibra di carbonio ci si è accorti che questo peso poteva essere facilmente abbassato. Senza dire che già con quel che era disponibile sul mercato (quindi omologato) una scelta attenta poteva portare il peso di una bicicletta parecchio al di sotto dei 6,8 chilogrammi. Ne risultò che spesso si vedevano meccanici inserire pesi per appesantire le bici e riportarle in regola, con buona pace dei ragionamenti di sicurezza legata al peso.
La regola, anzi, venne sfruttata per aggiungere accessori e strumentazioni alle biciclette. L’aggiunta del misuratore di potenza, ad esempio, così di ciclocomputer e altre soluzioni permisero di essere tranquillamente nei limiti. L’arrivo dei freni a disco – un aggravio medio di circa 3-400 grammi – ha fatto mettere in molti casi da parte il problema. Per molti ma non per tutti ovviamente.
A prescindere da quanto detto, ha ancora senso parlare di un limite di peso così rigido e al di fuori di altre considerazioni?
La regola del 10 per cento
È quello su cui si sta lavorando. Così come si sono concesse deroghe sulle misure per ciclisti al di sopra del metro e novanta di altezza, si sta ragionando su un peso della bicicletta che segua le differenze dei corridori. Il punto di partenza è stato ragionare su un limite che fosse proporzionale al corridore stesso.
Badate bene, quello che stiamo scrivendo è solo il risultato di voci e sentiti dire nell’ambiente. Il condizionale è d’obbligo, ma pare sia davvero alle porte un nuovo regolamento per i pesi delle biciclette. Si parla di commisurarli al peso del ciclista nella misura del 10 per cento del suo peso. Se pesi 70 chili, la bici non deve pesare meno di sette chili, chi ne pesa 60 può scendere a sei chili e così via. Logico e anche giusto diremmo, ma restano da definire molti dettagli. Ad esempio, a quale peso del ciclista si dovrà fare riferimento? Un peso “standard” stabilito e certificato? Si potranno verificare le corrispondenze percentuali così come si verificano le biciclette prima delle corse? In quel caso il peso può variare: i ciclisti durante la stagione variano leggermente, niente di clamoroso ma occorrerà capire su che tolleranze lavorare.
In proposito, va detto, non ci è ancora giunto nulla all’orecchio. Ma il superamento della regola ponderale è comunque un passo interessante in un ciclismo proiettato sempre più verso nuove tecnologie.
11 mag 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside
Riguardo al peso di 6,8 kg. utile per una bicicletta robusta e sicura, la differenziazione dovrebbe essere in base all’altezza dell’atleta in quanto quelli più alti hanno bisogno di una bicicletta più alta ed un telaio più grande e pertanto più pesante.
Mentre il peso può essere variabile, bisogna trovare una soluzione in base all’altezza in quanto siamo sicuri che quella non cambia…
Io poi toglierei le ruote lenticolari in quanto avendole TUTTI, non portano nessun vantaggio, esse permettono solo di finire la gara qualche minuto prima guadagnando circa 2 secondi a km.. Siccome non ci guadagna nessuno, così facendo si eviterebbero spese colossali…