25 mar 2019 – Il pubblico del ciclismo è fatto di aggregazione. Caratteristica che è primaria anche alla tifoseria. Il pubblico del ciclismo è vario e anche quelli che fanno azioni meno condivisibili, per apparire, per farsi notare, per imbecillità a volte, fanno parte comunque di un pubblico che vuole ciclismo. A loro modo aggregano pure.
Già, il ciclismo. Pensavo al ruolo del ciclismo in un momento di pausa della Milano Sanremo. Pausa non dei corridori, ovviamente, che si stavano sciroppando i 291 e passa (il trasferimento andrebbe considerato pure!) della corsa, ma pausa di noi spettatori.
A Masone, poco prima del Turchino, con la miccia della corsa ancora di là da accendersi c’è uno di quei ristori spontanei nati proprio dall’amore per questo sport. Un ristoro nato per caso e diventato, nel tempo, un appuntamento fisso. Qualche gazebo e la voglia di stare insieme. Magari si prepara un risotto.
Col tempo il risotto è diventato una serie di pentoloni in grado di sfamare una quantità imprecisata di avventori e se volete c’è ancora una cucchiaiata in più. Poi è arrivato quello con le bottiglie di vino, e pane e salame no? Benvenuti signori.
Basta tenere d’occhio i giornalisti giusti, quelli che seguono regolarmente il ciclismo hanno una mappa non scritta, ma raccontata e santificata, nonché aggiornata, dei ristori estemporanei.
A Masone c’erano Marino Vigna e Dino Zandegù, tra gli altri. I giornalisti della Gazzetta e Claudio Gregori a raccontare aneddoti e precisazioni. La corsa che si avvicina è quasi un dispiacere, perché segnerà il momento dei saluti. Magari verso un altro appuntamento fisso, forse sul Poggio, probabilmente il più classico per la Classicissima.
Un altro “ci si trova là” da andare a onorare.
Che poi il nostro primo appuntamento era scattato già al via. Il bar all’angolo di Piazza Castello, a Milano, da Van Bol & Feste per il caffè della Sanremo. Per chi scrive è diventato punto di ritrovo fisso con alcuni amici che “ci si vede lì”, al più tardi una volta l’anno. Facce di corridori da commentare. Per tradizione e inclinazione, anche le biciclette. Quanti gruppi Campagnolo hai visto? Pochi nelle World Tour, di più nelle Continental, tutti a 12, ma quei rapporti a chi servono?
Già, fa un po’ strano vedere corridori partire per la Sanremo col 29 dietro, roba da cicloamatori, ma ormai sono così per tutti, ciclopanzoni o professionisti che siano.
Popoli del ciclismo che si rinnovano in tanti bar già prenotati e davanti a una TV per ascoltare e raccontare. In contrapposizione a quelli che cercano una visibilità stupida rischiando di danneggiare i corridori con fumogeni o azioni sconsiderate.
Ve li siete persi e volete recuperare? Per la Sanremo c’è da aspettare un anno, ma se vi guardate intorno, al Giro d’Italia, si stanno già preparando.
Guido P. Rubino