Oggi restiamo in Irpinia, dal cuore dell’Avellinese al mare della meravigliosa città di Salerno, con tanto da fare da guardare e assaporare. E mentre i nostri eroi faticano, noi cominciamo a pensare alle cose serie: il cibo.
Atripalda città antichissima e fastosa ai tempi dei romani e a cui un virtuoso dominio Caracciolo ha ridato fasto secoli dopo, è nell’entroterra, dicevamo. Eppure, uno dei suoi ingredienti forti è il baccalà. Cosa ci faccia una grande centralità di un pesce, e per giunta del mare del nord a Atripalda, con tanto di mercato settimanale e sagra non lo sappiamo, ma proprio per questo gli regaliamo il podio di partenza.
Mentre a Salerno sarà durissima scegliere, sarà come la scalata di una grande vetta, e solo dopo aver assaggiato e spaziato tra le varie delizie potremo decidere.
Partenza Atripalda
Baccalà alla Pertecaregna
Questa è una ricetta ntichissima, preparata soprattutto nel periodo natalizio. Il nome viene dalla “pertega” l’asta di legno appesasotto i balconi alla quale vengono appesi a essiccare i peperoni cruschi, protagonisti insieme al baccalà di questa ricetta.
per prima cosa si cuoce il baccalà, lessato o al vapore. Successivamente si mette in una casseruola abbondante olio, e, quando raggiunge la temperatura per friggere, lo si spegne e solo allora si immergono per un tempo brevissimo i peperoni cruschi, in modo che diventino criccanti ma non secchino troppo. A questo puntoanche il baccalà va passato nell’olio per riscaldarlo ma senza friggerlo e quindi si servono insieme.
Il vino merita un discorso a parte, in quando proprio ad Atripalda c’è la sede di una delle proincipali aziende vinicole campane: Mastroberardino. Quindi, scegliete uno dei loro vini, greco di tufo, fiano di avellino o falanghina e non potete sbagliare.
Arrivo: Salerno
A Salerno, abbiamo detto c’è tanto da fare e da visitare, tra monumenti e spiagge meravigliose, costiere e siti come Pompei…così abbiamo pensato di premiare quei piatti che in realtà piatti non sono e che non rubano tempo alla giornata: i cibi da strada.
Meveza Mbuttanata
La ricetta tradizionale della milza imbottita, cibo antichissimo occorre la milza di vitello, del prezzemolo abbondante, aglio, aceto di vino, 1 bottiglia di vino rosso, preferibilmente Aglianico di Taurasi, mosto cotto, peperoncino piccante e ovviamente sale e olio. Si elimina il grasso esterno dalla milza e creando un buco al centro in senso verticale per ottenere una specie di sacca che andrà condita con prezzemolo tritato, aglio, sale e peperoncino piccante. Quindi, in una pentola alta e larga si fanno soffriggere i 2 spicchi di aglio in olio bollente e si aggiunge la milza da far dorare su entrambi i lati, e la si innaffierà con vino, aceto e i due cucchiai di mosto cotto e la si farà cuocere a fuoco moderato per circa 1 ora. A cottura ultimata, va lasciata raffreddare e tagliata a fette di circa 2 cm, prestando attenzione al ripieno.
Cuoppo Fritto
Il cuoppo è un cono di carta paglia dalle dimensioni notevoli per chi come me ha delle misure “milanesi” e contiene pesce fritto caldo e croccante, da gustare passeggiando con una spruzzata di limone e un bicchiere di vino campano ben freddo.
Per prepararlo si puliscono i pesci: merluzzetti, alici, triglie, anelli,e teste di calamari , triglie e gamberi. Dopo averli infarinati in farina di semola, si friggono, rispettando i tempi di cottura di ognuno e si versano nel cuoppo.