Si parla tanto delle imposizioni dell’Unione Ciclistica Internazionale per quanto riguarda le biciclette moderne e spesso si criticano perché i limiti sembrano ormai superati.
Specifichiamo: i limiti di peso e di misure imposti dall’UCI nascono da una volontà, più che condivisibile: prima di tutto la sicurezza. Biciclette troppo leggere rischiavano di diventare pericolose sotto le sollecitazioni delle gare e in determinati frangenti. Così, per evitare azzardi, l’organo internazionale ha imposto a suo tempo il limite di peso che non deve scendere sotto i sei chili e ottocento grammi. Con i materiali nuovi la cosa potrebbe essere certamente ridiscussa, anche perché vediamo da anni, ormai, meccanici che appesantiscono le biciclette dei corridori con pesi e zavorre che certo non hanno nulla a che fare col discorso sicurezza.
Poi ci sono le misure. L’idea di base, qui, è pure condivisibile: il ciclismo deve essere una sfida dove il fattore umano sia sempre preponderante rispetto al mezzo. La regola si impose a fine millennio quando si cominciarono a sperimentare posizioni azzardate che rischiavano di stravolgere il concetto stesso di bicicletta.
Qui l’UCI intervenne a più riprese calando la mannaia di un regolamento che apparve subito troppo restrittivo. Oltre a rendere vane tutte le evoluzioni aerodinamiche ottenute dal Record dell’Ora di Moser in poi, si andarono a tracciare dei limiti misurabili in lunghezza che apparvero immediatamente ingiusti a causa delle diverse dimensioni che possono avere i corridori. Una misura limite in cui poteva rientrare un corridore rischiava di essere penalizzante per un altro. Un pasticcio.
La marcia indietro si fece ampliando il regolamento e forse in pochi sanno che c’è un elenco ufficiale, redatto dall’UCI, di corridori più alti della media. Il limite per considerarsi fuori misura è stato fissato i nun metro e novanta centimetri. Sopra l’1,90 si può, insomma, avere misure che fuoriescono dai limiti UCI senza incorrere in penalizzazioni. Il fuori misura deve essere, però, comprovato dall’UCI.
Questi corridori possono utilizzare biciclette con una distanza massima consentita tra la verticale sul movimento centrale e l’estremità delle appendici superiore alle misure imposte (e arrivare a un massimo di 85 centimetri).
Ecco quindi la lista di corridori “alti o più alti” di 1,90 metri: cliccare qui.
Tutto a posto così?
In realtà c’è ancora del lavoro da fare.
Ne abbiamo parlato col professor Luca Bartoli, responsabile del sistema di posizionamento Ergoview:
«Come ho sempre sostenuto i regolamenti UCI relativamente ai limiti di configurazione della bicicletta dovrebbero riportare regole che fanno riferimento a valori percentuali (e non assoluti) proporzionali alla taglia dell’individuo. Imponendo limiti assoluti si avvantaggia sempre una taglia di soggetto rispetto a un’altra. Sarebbe anche ora che si definissero punti di riferimento per la rilevazione delle misure certi. Ad esempio il BRP (Biomechanical Reference Point, il punto in cui la sella è larga 70 millimetri, ndr) per la sella è sicuramente un punto certo rispetto alla punta del naso della sella, ma a sua volta non può essere una distanza minima uguale per tutti ma dovrebbe essere proporzionata alle dimensioni dell’atleta. Stessa cosa per manubri, appendici, leve freni e così via».
Di strada ce n’è da fare ancora, ma intanto qualcosa si sta muovendo.
GR
nell’elenco Conor Dunne è dichiarato alto 1.91…mentre in realtà supera abbondantemente i 2 m. E tra l’altro nessuno è dichiarato più alto di 2 m. Fa strano…