Un trionfo per Tadej Pogacar il Giro delle Fiandre 2023. Ha corso bene anche di tattica. Ha gestito bene Trentin, in fuga lì davanti, e poi ha martellato sui muri fino a rimanere da solo per presentarsi sul traguardo da solo dopo una sfida corpo a corpo con Mathieu van der Poel.
Un passo indietro, stavolta, Van Aert, se così si può dire. Anche il belga è andato fortissimo. Così come Mads Pedersen, in fuga lunghissima e poi da solo fino all’ultimo, prima dell’assolo di Pogacar.
Una gara spettacolare sin dalle prime battute.
Godetevi il nostro racconto.
Il racconto
Il Giro delle Fiandre, prima che una grande Classica del Nord, è un omaggio al ciclismo, ai suoi personaggi, alla storia del ciclismo ma anche del ventesimo secolo. Dalle miniere alla Bike Valley
Il Giro delle Fiandre è università e master di ciclismo. Pronti via ed è già botte da orbi. C’è vento, guarda un po’, e allora tutti a brucare il prato a sinistra, nascondendosi nel fianco dell’altro e, quando non c’è più spazio, pregare che finisca al più presto.
Poi, per disperazione, si apre il ventaglio.
I ventagli, nel ciclismo al vento, si aprono per due motivi: per attacco e per disperazione. Davanti la Bahrain a menare appena si accorge che il gruppo tende a rompersi, dietro si tampona la situazione per recuperare quel che si può e, soprattutto, l’errore di non essere stati subito lì davanti.
La lezione della prima ora di oggi è dedicata alle trappole, come quando, nel calcio, vedono il portiere lontano dalla porta e allora tirano da lontano. Qui il lontano sono 230 chilometri dal traguardo, cosa vuoi stare a preoccuparti? Sbagliato. Van der Poel dietro, vento: via a capofitto verso l’ignoto.
E se c’è una caduta e qualcuno resta ancora dietro giù a tutta ancora, stavolta Pogacar che prova a vendicarsi di quando lo hanno messo in mezzo, quei due lì alla E3, facendogli fare la figura del pollo spennato in mezzo ai lupi.
Altro che partenza da professionisti, sono botte da orbi come capita. Chi è davanti ci prova, dietro si insegue, dopo 70 chilometri ancora tutti lì, niente fuga, solo gambe che si sbriciolano per il finale lontanissimo.
Ha senso tanta bagarre sin da subito? Sì, quando sei in uno stadio da un milione di persone. Tante ne sono state quantificate.
Poco prima dei muri accade un mezzo disastro. Filip Maciejuk, della Bahrain, cerca di conquistare la testa del gruppo passando fuoristrada. Trova però un tratto nel fango, erba, la bici affonda e non riesce a controllarla finché non lo spara di nuovo in mezzo alla strada in maniera disastrosa. E tira giù mezzo gruppo. Per lui una squalifica immediata, per il gruppo tante ferite da leccarsi e il ritiro di Tim Wellens.
Cadute e scivolate. Il pavé umido fa brutti scherzi e guidarci su, anche per gli equilibristi, diventa un azzardo. Le conseguenze sono brutte botte che si susseguono quasi continuamente falcidiando il gruppo.
Nella fuga principale c’è Trentin. Il corridore italiano è chiaramente in avanscoperta per Pogacar ma sono proprio i tre protagonisti annunciati a lasciar andare la corsa. Van der Poel sbaglia tatticamente più volte.
Al secondo passaggio sull’Oude Kwaemont si muove Pogacar, da solo. Una dimostrazione di forza pazzesca con risposta non troppo immediata anche di Van Aert e Vad der Poel cui restano da prendere quelli davanti.
Pedersen prova a fare corsa a sé lasciando i tatticismi di una fuga che con quei tre dietro diventa poco convinta. Proprio dietro parte a tutta Van der Poel, seguito da Pogacar mentre Van Aert paga.
Mostruoso Pogacar
Aveva scherzato? Fino all’ultimo Kwaremont Pogacar sembrava essere andato forte. Ma è all’ultimo passaggio che fa vedere la differenza. In una sparata unica e impossibile toglie letterlamente di ruota tutti gli altri e risucchia anche Mads Pedersen che andava tutt’altro che piano, ci sembrava.
Allo scollinamento Van der Poel rimane con Pedersen, ma poi anche i danese accusa lasciando gli ultimi 15 secondi in una sfida a due che si consuma sul Paterberg, ultima salita.
Gli ultimi 20 chilometri sono una sfida a cronometro con 20 secondi di distanza. Un vantaggio che va un po’ a fisarmonica per poi allargarsi un poco a sancire il trionfo di Pogacar.
Sul traguardo sono tutti stravolti e al limite dei crampi. Anche Pogacar fa fatica a sorridere, Van der Poel è stravolto, Trentin sfinito. Pedersen rosso che sembra per esplodere, ma ha di che essere soddisfatto per il terzo posto nonostante tutto.
credo che pogacar ha dimostrato di essere un ciclista completo . alla sua eta ,ha vinto tantissimo. corse in linea giri di 3 settimane , classiche , cronometro , volate . spero che ci faccia divertire ancora per diversi anni ,auguri a lui , a saronni che lo ha portato nella uae e a tutto lo staff che lo segue giornalmente . vai campione , sei grandissimo !!!!!
anche un super campione come merck ha tessuto le lodi di pogacar , chi piu di lui puo essere credibile .