25 gen 2012 – È andato avanti per oltre sei ore il test di Fabrizio Macchi presso la Galleria del Vento del Politecnico di Milano. C’erano da provare materiali, body aerodinamici, biciclette e ruote in vista dei prossimi impegni internazionali tra cui il Mondiale e l’Olimpiade di Londra 2012.
Il test in Galleria del Vento è un lavoro affascinante ma anche lungo e meticoloso che parte qualche giorno prima della prova vera e propria.
«Abbiamo lavorato venerdì fino a tardi – spiegano i responsabili della Galleria del Vento – e qualcuno è tornato anche sabato (la prova si è svolta lunedì 23 gennaio, ndr) – perché potesse essere tutto pronto. C’era da preparare il supporto per la bicicletta in modo che fosse sufficientemente stabile ma anche “pulito”, cioè che non innescasse disturbi nel flusso che potessero falsare la prova».
Cosa provare
Fabrizio Macchi ha provato diverse soluzioni tecniche sia per quanto riguarda i body aerodinamici messi a punto da Castelli, che la bicicletta. Il lavoro, in particolare, si è concentrato sulle ruote. Ferma restando la lenticolare posteriore, fornita da Campagnolo, si è sperimentata la doppia soluzione a disco o a tre razze per l’anteriore. Quest’ultima è certamente più versatile, ma la più efficace, dal punto di vista aerodinamico, si è confermata l’anteriore chiusa ovviamente. A patto, però, di riuscire a guidarla bene (quindi con condizioni climatiche favorevoli).
«Proseguirò gli allenamenti anche con la ruota lenticolare anteriore – ci ha confermato Macchi – non penso che la userò nella prova iridata e in quella olimpica, però non si sa mai: se le condizioni dovessero essere favorevoli potrò sfruttarne il vantaggio essendo comunque allenato ad usarla. Senza dire che si tratta comunque di un ottimo allenamento per guidare bene la bicicletta da cronometro».
Interessante anche la prova dell’abbigliamento. Castelli ha fornito a Macchi otto diversi body aerodinamici da provare, con materiali diversi per tipologia e caratteristiche superficiali.
A curare il test di Macchi era presente Stefano Maldifassi, direttore tecnico del Centro Ricerche della F.I.S.I. e amico personale di Macchi per cui ha allestito questa sessione di lavoro all’interno del progetto “Sport Technology” sotto la responsabilità del Prof. Federico Cheli del Dipartimento di Meccanica.
«Abbiamo cercato di riprodurre le condizioni più simili possibili a quelle che si hanno in gara – ha spiegato Maldifassi alla fine del test – evidenziando una differenza fino al tre per cento nel risultato finale tra i prodotti indossati da Macchi».
Il casco Specialized testato dal Varesino e personalizzato con le foto dei figli di Fabrizio Macchi, si è rivelato molto efficace ma a patto di mantenere la posizione ideale. Se il corridore si muove, infatti, rischia di perdere con gli interessi il guadagno della linea filante e pronunciata della “coda” del casco.
Macchi ha provato anche la posizione ideale delle mani, utilizzando biciclette Specialized, aveva già avuto modo di essere valutato da Andy Pruitt, il responsabile della Body Geometry della casa americana.
«Mi ha fatto accorciare un po’ la posizione – ha detto l’atleta – riuscendo ad ottenere una posizione più efficace anche per il rendimento fisico oltre che aerodinamico. Abbiamo rivisto, poi, l’altezza di sella. Mediamente si tiene un angolo dietro al ginocchio di circa 20 gradi, io arrivo a distendere la gamba un po’ di più. È una mia caratteristica questa. Infine ho sostituito anche la sella.
«Per quanto riguarda la bicicletta sto passando alla Venge in sostituzione della Tarmac. Mi ci trovo meglio anche valutando che le salite che vado a fare non sono troppo lunghe e impegnative».
Il test
La galleria del vento è un vero e proprio tunnel in cui viene instaurata una circolazione d’aria forzata da appositi ventilatori posti nella parte posteriore rispetto al soggetto da valutare. L’aria, spinta dalle ventole, viene convogliata in un ricircolo fino alla camera che si trova nella parte anteriore a quella di prova e qui sparata in faccia al ciclista (in questo caso) nella maniera più uniforme. La bicicletta è stata fissata su un supporto collegato a speciali bilance in grado di valutare tutte le sollecitazioni subite in fase di misurazione. In questo caso, ovviamente, non è stata valutata la portanza dell’oggetto, elemento importante, invece, nei test aeronautici.
Prima di iniziare il test, perché tutti i valori siano ottimali e il margine di errore minimo, la camera di prova viene sigillata per non subire influenze esterne. Ogni test ha la durata di circa quattro minuti in cui la rilevazione vera e propria viene fatta per una trentina di secondi. Vengono fatte diverse rilevazioni per poi ricavare un dato medio affidabile.
La novità assoluta di questo test (Macchi si era già sottoposto a testi analoghi a Maranello) è la possibilità di valutare l’atleta in movimento: il varesino pedalava durante le prove, così da simulare al meglio la situazione in gara. I rulli su cui era fatta poggiare la bicicletta permettevano il movimento di entrambe le ruote proprio per poter valutare tutte le variabili. In questo test, comunque, tutte le valutazioni sono state fatte esclusivamente con vento frontale e a velocità tra i 40 e i 50 chilometri orari.
Alla fine della prova sono stati raccolti i dati oltre che dell’abbigliamento anche di nove ruote e due biciclette.
Redazione Cyclinside