24 giu 2019 – La prova di una bicicletta, normalmente, inizia quando si comincia a discutere con l’azienda del modello da spedire, la misura più adatta, le caratteristiche da mettere in evidenza che sono i dettagli con cui montarla.
Quando si va a una presentazione il test inizia quando si vede il telaio appeso lì, asettico che a toccarlo ti sembra di fargli uno sgarbo.
Quello della Zero SLR di Wilier Triestina era appeso e lasciato libero di dondolare. Lo abbiamo fotografato, studiando la luce migliore abbiamo iniziato ad assimilarne le forme. Già, la fotografia aiuta molto a capire una bicicletta ancora prima di salirci su. Tanto più un telaio, pulito, vergine da tutti i montaggi, nelle sue linee essenziali che sembra di essere dentro un rendering 3D.
Facile questo.
Poi te lo ritrovi montato con i componenti top di gamma e sai già che non avrai alcun problema tecnico. Ci sarà solo da gustarsi il telaio.
Eccone, intanto, il riassunto in un video:
Ecco. Il primo impatto con la Wilier Triestina Zero SLR è fuori dal comune proprio per la sua essenzialità. La trovi montata e pronta, in questo caso anche col tuo nome sopra, perché i tecnici Wilier hanno badato a ogni dettaglio, e ritrovi esattamente l’essenzialità di quel telaio che sembrava quasi fragile nell’esposizione alla presentazione.
E invece no. La sensazione è di robustezza stavolta. Sollevi la bicicletta per appoggiarla sull’asfalto e senti tra le mani un arco teso. Una balestra pronta a sparare. Leggera, solida, liscia ed essenziale.
Altezza di sella, arretramento, sono cose da controllare al volo. Pedali, scarpini e via con l’ammiraglia a dire già del suo carattere.
Silenziosa.
Le strade venete sanno essere lisce e gentili, ma sanno anche impennarsi. Nel nostro breve ed essenziale test ci siamo trovati anche a perderci su un inizio di sterrato. Che non c’entra niente con questa bicicletta ma intanto le coperture più ampie del solito non si sono scomposte più di tanto nemmeno con il fondo che diventava cedevole. Asfalto, discesa, curve e sensazioni piacevoli.
Le prime pedalate su fondo perfetto e rettilineo.
La semplicità delle forme è una bella vista anche dalla sella. Il manubrio Zero è pulito e perfetto. Viene voglia di tenersi il ciclocomputer in tasca che altrimenti sembrerebbe quasi offenderlo. Nel caso, però, è previsto il supporto da avvitare nella parte inferiore, niente fascette antiestetiche. Essenzialità e precisione pure qui. Ancora di più la forma del manubrio si apprezza… in salita. Sì, qui non sarà la resa aerodinamica a dare vantaggi ma c’è da valutare un appoggio molto naturale delle mani niente affatto scontato.
Quando si parla di manubri integrati e aerodinamica si finisce spesso con un compromesso tra efficienza e comodità. E ognuno deve cedere qualcosa. In galleria del vento a volte si perdona qualche vortice in più per non dare un appoggio alto delle mani scomodo come non sarebbe il caso. Qui ci fidiamo dei valori positivi raccontati da Wilier, ma apprezziamo con mano – è il caso di dirlo – l’ergonomia del manubrio. Drop e reach dello stesso manubrio permettono di posizionare facilmente le leve e non ci sono problemi nemmeno per chi dovesse avere le dita un po’ più corte. La struttura monoscocca, poi, si comporta bene nell’assorbire le vibrazioni. La strada ci appare più liscia che mai.
Il merito è del telaio e delle gomme generose. Diciamo la verità: non sempre è facile distinguere le percentuali di contributo di ogni componente alla sensazione finale. Bisognerebbe “giocare” un po’ con ruote differenti, soprattutto, per capirci di più e trovare le differenze. Ci torneremo sicuramente in questo senso. Per ora ci accontentiamo delle sensazioni di una bicicletta mostra un carattere deciso e un’impostazione geometrica “da corridori”, pur non risultando difficile da guidare.
Il carro compatto è coerente alle spinte che riceve dalla catena. Il contributo dell’asimmetria permette di ottimizzare fibre e resa meccanica. La precisione di guida nasce dallo sterzo abbondante e dall’obliquo generoso per dimensioni ma non per peso evidentemente.
La Zero SLR è una bicicletta tra le più eleganti sul mercato. Sull’efficienza, in sella, abbiamo avuto alcune belle conferme. Lilian Calmejane e Niki Terpstra hanno confermato le nostre impressioni.
Wilier Triestina Zero SLR: sfida al peso con freni a disco e integrazione totale
Ulteriori informazioni: https://www.wilier.com/it
Guido P. Rubino
La bici è sicuramente bellissima e risulta molto dinamica anche a guardarla. Io però continuo a pensare che una bici da 11-12000€ “deve” essere perfetta. Io penso che questi prezzi siano fuori dal mondo, parliamo del prezzo di un utilitaria, che solo per parti sicuramente ha un costo maggiore, allora mi chiedo il perché.
Ciao Gian Claudio, è vero, i prezzi sono saliti parecchio ultimamente ma è anche aumentata in maniera pazzesca la tecnologia all’interno delle biciclette. Bollarle con un “sono solo biciclette” può valare per modelli dai mille euro in giù. Studi, prove, test, materiali pregiati e ricerca sono voci che fanno lievitare il prezzo e non è solo marketing (che ha pure quello il suo costo, ovviamente). Sarebbe come stupirsi di quanto possa costare un braccetto in carbonio di una sospensione di una Formula 1, perché è di questo che stiamo parlando.
Su quanto poi queste cose possano fare la differenza in ciclisti “normali” come chi non lo fa di professione, è una domanda da porsi. Fermo restando che ci può essere il legittimo piacere di utilizzare anche noi una bicicletta di questo tipo a prescindere dalla ricerca del risultato.
Altrimenti, ragionando così, anche la Formula 1 è “solo” una macchina, con un motore un po’ più spinto, ma quello è.