12 dic 2018 – Che Sky uscirà dal ciclismo molti lo temevano e qualcuno lo auspicava. Ci sarà da ragionare molto sull’argomento e anche sul futuro di un team che, piaccia o meno, ha segnato un passaggio importante nella storia di questo sport. Con un paragone un po’ azzardato si potrebbe accostare il livello di innovazione “sociale” a quello che fu il portare la Nivea a sponsorizzare una squadra professionistica ai tempi di Fiorenzo Magni.
Quell’episodio segnò il passaggio da squadre portate avanti dai costruttori di biciclette all’ingresso di una sponsorizzazione esterna al ciclismo. Con l’arrivo della Sky nel ciclismo è arrivata una forza economica tale da poter ragionare in termini di progetto in un arco di tempo molto ampio. Uno sponsor potente e praticamente unico che ha attirato altri, di contorno, ma di grande dimensione. Ha innescato una tendenza.
In termini di approccio al ciclismo, quel che è accaduto con la presenza della Sky forse è più paragonabile al prima e dopo il Record dell’Ora di Moser. Quando si sperimentò con successo un modello di organizzazione scientificizzata sia per quanto riguarda la preparazione atletica che quella tecnologica della bicicletta.
Sky, ha dimostrato che si può portare un atleta a livelli impensabili con soluzioni innovative (messe pure in discussione, ma finora accettate) e lo sviluppo tecnologico affrontato in maniera meticolosa. Ha anche cambiato il rapporto mediatico, con atleti portati a un distacco maggiore spesso messo in discussione (anche in termini di contatto col pubblico). L’affare Froome dello scorso anno, ha in parte cambiato questo atteggiamento. Il Team Sky si è trovato nella condizione di dover riacquistare credibilità e tifosi e ha mollato un po’ gli ormeggi di un porto blindato. Abbiamo scoperto che Froome, discusso, è anche simpatico. E alla fine una buona parte del pubblico che lo criticava ha finito per esaltarlo.
Froome ha già dichiarato che un gruppo così non è da sciogliere. È probabile che arriverà un altro sponsor ma sarà da capire se il livello economico sarà lo stesso (tutto sommato chi arriva potrebbe trovare un “pacchetto” già pronto decisamente appetibile). In ogni caso l’eredità che lascia il Team Sky, così come lo conosciamo, è pesante.
A prescindere che si possa ripetere una struttura del genere. Di certo il ciclismo ora conosce un modello di team mai visto prima e al quale ispirarsi, magari migliorando alcuni aspetti, ma i risultati ottenuti in questi anni potrebbero far gola a molti. E anche attirare realtà che per ora sono rimaste lontane dal ciclismo.
Che ci piaccia o no, il ciclismo ha voltato pagina. E questa non è mai una cosa negativa.
Guido P. Rubino