È vero che la gente ammira i fenomeni ed è subito pronta a buttarli giù appena deludono, ma Aru non è semplicemente un buon corridore, è uno che ha fatto cose da fenomeno. Non ha solo vinto la Vuelta, ricordate come l’ha vinta? E COME ha vinto il Campionato Italiano, e COME ha conquistato la maglia gialla al Tour? Ha fatto cose eccezionali che sono terminate in un nulla, e l’astio del pubblico non scaturisce dal suo stipendio più o meno meritato (allora il pubblico dovrebbe essere stato arrabbiatissimo con Pozzato in passato), ma dal suo accanirsi a essere corridore di punta che non è più: diciamocelo, “Aru rinuncia al Tour” è la facciata mediatica, la realtà è stata che non è stato convocato dalla squadra, come è apparsa la notizia all’inizio. Aru doveva rinunciare anche l’anno scorso, se fosse stato onesto con se stesso. E non avrebbe dovuto sbandierare un suo ritorno questo inverno quando nel ciclocross prendeva paga da gente di 43 anni e da under 23 semi in erba.
Ma in tutto questo c’è da capire una cosa fondamentale: il corridore è quello che viene denigrato e prende gli insulti, ma in tutta questa faccenda Aru non era solo: c’erano preparatori, manager e uomini squadra. Saronni ha dato addosso ad Aru, ma era stato lui ad ingaggiarlo e a contrattare il suo stipendio. È stato Saronni a sbagliare, a perdere la scommessa. Eppure, si è sentito in diritto di sparare a zero in televisione sul corridore sardo. Non mi sembra che Aru abbia avuto parole altrettanto dure per Saronni.
E i super preparatori del giorno d’oggi? Quelli che controllano quotidianamente l’allenamento con GPS e misuratore di potenza piazzati sulla bici del corridore? Non vedevano che da anni non c’erano i presupposti per caricare Aru di aspettative di vittoria? Non c’è mai stato dialogo fra preparatori e manager, due parole solo per dire “ma che valori ha ancora il ragazzo?” oppure “ci sono i numeri per prenderlo a tutti i costi?” Proprio oggi, dove alcuni giovani vengono catalogati già a 18 anni come fenomeni o come brocchi solo in base di alcuni test al chiuso?
C’è qualcosa di marcio se le glorie vengono spartite, mentre quando la nave affonda va giù solamente il corridore. Si spara addosso a Fabio Aru, ma non si parla di chi gli è stato vicino.
E per finire abbiamo una squadra che non lo convoca per il Tour. Come è stato supportato Aru da questa squadra? A gennaio, per esempio, non forniva nemmeno le bici al corridore sardo per gareggiare nel cross. Non lo menzionava in nessuna newsletter o articolo sul sito. Ecco, già a gennaio nascevano dubbi sul ritorno di Aru, dove “ritorno” è un’impresa già eroica di per sé, figuriamoci senza supporto.
25 giu 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside.it – Stefano Boggia
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