Tutto questo, in piccolo, è possibile da quattro anni a Villetta Barrea, in provincia de L’Aquila, per una granfondo che in grande stile ha reso protagonista la bicicletta in un territorio che, sportivamente parlando, fino a ieri era noto più che altro per l’escursionismo a piedi e l’hiking, per lo sci da fondo o quello alpino: la Granfondo nel Parco si chiama così perché si svolge quasi interamente nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
Da quattro anni la mette in piedi la A.S.D. omonima e da quattro anni cattura tutti quelli che vi prendono parte perché riesce a interpretare in modo tutto suo il formato “classico” della granfondo; lo fa attraverso un percorso tecnicamente valido ma non estremo (116 chilometri e 2200 metri di dislivello), lo fa attraverso paesaggi a dir poco mozzafiato (dove può capitarti anche che i cervi ti attraversino la strada… ) e infine lo fa attraverso un regolamento che stempera l’agonismo della classifica finale con la formula delle salite cronometrate (in tutto due).
La ciliegina sulla torta? Quella della ghiotta opzione del percorso gourmet, che con il suo tracciato nel cuore del Parco soddisfa non tanto i più golosi, ma più che altro chi allenato lo è meno. Peccato che, per una serie di concomitanze (il giorno dell’evento nel raggio di cento chilometri si svolgeva un’altra granfondo e un’altra prova di lunga distanza in mtb) alla 4^ Granfondo del Parco dello scorso 30 giugno abbiano preso parte “solo” 450 partecipanti; ma in fondo è stato meglio così, perché questo ci ha fatto sentire ancor più coccolati e protetti, in fondo questa era la dimensione ideale di una manifestazione dove più che a una granfondo ti senti di essere parte di un evento qualitativamente esclusivo, in uno scenario e in contesto unici.
Alla granfondo con una Sarto Seta+
Da due anni il “title-sponsor” della Granfondo nel Parco è l’azienda Sarto, che le sue biciclette in carbonio le costruisce a mano a Venezia e le esporta in tutto il mondo e che nell’evento abruzzese ha trovato la migliore occasione di affiancare una granfondo che in un certo senso rispecchia la sua immagine di marca artigiana ed esclusiva, oltre ad un momento irripetibile per ospitare i suoi dealer e i suoi migliori negozianti mondiali a pedalare su un percorso di rara bellezza. Proprio all’ultima Granfondo nel Parco, Sarto ha presentato la sua collezione 2020 al gran completo, capitanata dalla nuova Seta Plus, “chicca” per clienti facoltosi (telaio forcella, manubrio e attacco costano 5.800 euro) che anche noi di Cyclinside abbiamo avuto modo di provare in esclusiva sulle strade della granfondo.
Solo su misura
Nella gamma Sarto la Seta+ è idealmente il modello destinato ai ciclisti più esigenti, oseremmo dire ai “palati fini”, a quelli che non mettono la prestazione e la rigidità granitica in cima alle loro priorità (per questi il modello più indicato è la Lampo Plus che Cyclinside aveva provato qui).
In realtà – e qui è lo stesso Enrico Sarto a correggerci – una Seta+ può avere le caratteristiche strutturali e di guida che si desiderano «perché – ci spiega il costruttore – io posso decidere di cambiare la tipologia e del composito che vado ad utilizzare sui tubi per avere caratteristiche finali tutte diverse».
Appunto, come per tutte le bici Sarto la possibilità della costruzione su misura è il principale, ma non unico, punto di forza della Seta Plus, con una customizzazione che appunto coinvolge sia l’aspetto dimensionale ed angolare, sia quello strutturale. Tant’è, la Seta+ che abbiamo testato è una delle (poche) realizzate in maniera standard, appunto perché bici di prova, dedicata ai test. Le sue specifiche tecniche sono però comuni: parlano di un telaio caratterizzato da un design minimalistico ed essenziale, di quelli che oggi si distinguono in modo netto dal tanto inflazionato schema con carro posteriore compatto, che si connette al tubo verticale molto più in basso del nodo di sella.
Peculiare, sulla nuova Seta Plus è soprattutto l’architettura di cablaggio sull’avantreno: grazie ad un manubrio, a un attacco manubrio e a un tubo di sterzo dedicati (particolarissimo il cannotto con sezione non più tonda ma, a “D”) la Seta+ riesce a far transitare tutti i cavi internamente, sia che si parli della variante con trasmissione elettronica che di quella meccanica, raggiungendo in questo modo un risultato tecnico impensabile per tanti altri costruttori e che comunque garantisce il massimo dell’efficienza, della funzionalità e che raggiunge livelli di pulizia estetica incredibili. Sempre a livello estetico, preziosa è la particolarissima scritta in rilievo “Seta” che il telaio presenta sopra il tubo superiore (e se lo vuole il cliente la può anche personalizzarla con il proprio nome) e ancora rarissima è la possibilità di richiedere una finitura opzionale con una lamina esterna che unisce ai filamenti di carbonio delle fibre di acciaio, di alluminio oppure di titanio.
Allineati agli standard più attuali di intendere una bicicletta da corsa sono infine l’ampio passaggio ruota consentito da carro posteriore e forcella (fino a 34 millimetri nominali), l’abolizione del classico ponticello rompitratta, a sua volta possibile dalla sola ed unica disponibilità con freni a disco di questo prodotto esclusivo.
La Seta Plus è già disponibile sul mercato, anche se per la consegna degli esemplari su misura il cliente dovrà necessariamente aspettare un paio di mesi. È quel che per forza bisogna aspettarsi per un prodotto che sartoriale lo è di nome e di fatto.
Ulteriori informazioni: https://www.sartobikes.com/it/