11 lug 2018 – Le salite delle Morbihanne sono corte, calde e assolate, su strade che si stringono mentre altre volte si allargano talmente tanto che abbinate all’asfalto granuloso e poco scorrevole danno l’idea che il terreno si stia sciogliendo sotto alle ruote e che la bici si stia bloccando. La quinta tappa del Tour era nervosa e dura. Talmente dura da far staccare diversi velocisti che hanno stretto i denti fino all’ultimo pur di provare a giocarsi la volata.
In uno scenario del genere forse una fuga poteva farcela. Forse era il giorno giusto. Ma la fuga ha fatto di tutto per farsi riprendere.
Chavanel attacca in solitaria da una distanza improponibile. Una sorta di eroe nazionale in Francia – Oltralpe spesso ha più considerazione un attaccante che non un vincente – che si trasforma in un cavallo pazzo senza testa. Dietro ha tre inseguitori, dei quali uno è un suo compagno di squadra. Perché non aspettare, aiutarsi e guadagnare tempo sul gruppo?
L’attacco di Chavanel permette al suo compagno Calmejane di stare a ruota e non tirare. Così la fuga che poteva essere di quattro corridori, tutti e quattro forti, tiene il ritmo di Skujins and Edet da soli. Beffa nelle beffe, Calmejane dopo essere stato sempre a ruota sprinta per il secondo posto al GPM, atto che avrebbe riempito di ira anche il più pacifico dei compagni di fuga. Se l’obiettivo dei due del team Direct Energie fosse stata la maglia a pois, sarebbe bastato un semplice accordo, di quelli che si fanno quotidianamente nelle fughe: noi siamo in due, ci incarichiamo della maggior parte del lavoro, ma voi ci lasciate i GPM. Oppure il contrario, visto che la maglia l’ha poi meritatamente conquistata Skujins. In ogni caso, scattarsi in faccia per decine di chilometri era l’ultima cosa da fare. Non era in ballo solo la maglia a pois, c’era veramente la possibilità di giocarsi la tappa.
Quando viene ripreso Chavanel ovviamente si stacca. Se ci immaginiamo questi quattro in formazione, con Chavanel fra di loro e Calmejane collaborativo, forse oggi avremmo un vincitore diverso. O forse no, ma sicuramente saremmo stati incollati alla televisione fino all’ultimo per vedere se ce l’avrebbero fatta.
Stefano Boggia