9 lug 2016 – Lo scrivo a caldo e non me lo sarei aspettato. Oggi mi hanno stupito sia Froome che il team Sky. Mi è sempre capitato di criticare certi atteggiamenti, estremamente calcolatori, così controllati e programmati da sembrare strafottenti. Da Porte che, al Giro d’Italia, che dormiva nel camper alla faccia dello spirito di squadra, ai riscaldamenti nelle cronometro dando le spalle al pubblico. Tutto calcolato da qualche strano progetto che dice così scordandosi che il ciclismo è in mezzo alla gente e non in un box di Formula 1.
Comprese quelle pedalate pazzesche ma con l’occhio fisso al misuratore di potenza da sembrare anche qui programmato e poco umano (nel senso di umanità, non pensate male), comunque senza inventiva e fantasia.
E invece oggi mi piace pensare che Froome abbia ragionato di testa sua, magari aveva pure calcolato la possibilità dell’attacco in discesa, forse si è allenato apposta per migliorare in discesa, e questo mi piace. C’è umanità e improvvisazione nello sfruttare pochi metri di allungo mentre l’avversario beve dalla borraccia, che tanto cosa vuoi che succeda dopo il gran premio della montagna?
L’attacco all’improvviso: tre, cinque metri. Poi venti, ancora di più e ciao: ci vediamo all’arrivo. Chris Froome che fa l’attacco inaspettato e non sembra nemmeno calcolato. Ma a questo punto importa poco. Conta, invece, lo spettacolo tramsesso. L’entusiasmo che mi ha dato oggi è il 90 per cento di quello che mi ha trasmesso in tutte le altre vittorie messe insieme. Evviva il ciclismo anche per questo farmi ricredere sui corridori.
Guido P. Rubino