Se nell’immaginario comune è la salita che fa forte il ciclista, anche il discesista è una figura affascinante. Ha a che fare con la sfida e con il rischio e anche con un po’ di follia. Anche se poi, i corridori forti in discesa, non sono affatto dei folli. A parlarci, anzi, appaiono ragionevoli e prudenti. Nessuna follia quindi, solo calcolo e, magari, intuizione.
Si può migliorare in discesa?
La risposta è sì e una prova che abbiamo davanti in questi anni è proprio Chris Froome. Il corridore plurivincitore del Tour de France ha fatto una preparazione specifica per le discese e su questo terreno è passato dal difendersi all’attaccare. Un cambiamento incredibile ma studiato.
La stessa domanda che ci ha rivolto più di un lettore, scrivendoci le paure che poi sono quelle di tutti quando andiamo in discesa. E, se da una parte si tratta di vincere un po’ la paura, dall’altra è questione di acquisire sicurezza dei propri mezzi e della bicicletta, imparando a capirne il comportamento e quindi dando affidamento al mezzo e imparando a intuire la strada. Niente follia insomma, solo calcolo e abitudine se è vero che per migliorare in un esercizio occorre ripeterlo tante volte.
Come abbiamo visto l’abilità in discesa non è nemmeno caratteristica di corridori che vanno piano in salita e sono abituato a dover recuperare altrove. L’attualità del ciclismo ci dice altro ma tutto sommato anche il passato. Pantanti, per dire, in discesa era tutt’altro che impacciato.
La discesa fa parte di quelle tecniche di guida che troppo spesso su strada vengono trascurate. Come se andar forte in bicicletta sia solo questione di allenamento e di forza.
Intanto bisogna partire dalla tecnica con cui si affronta una curva. Vi suggeriamo di dare un’occhiata alla parte dedicata di questo sito:
>>> Affrontare le curve in bicicletta
Quando si viaggia a buona andatura e si fa una curva forte ci si può accorgere di sbagliarla e di entrarci dentro a velocità troppo elevata, per questo è bene lasciarsi sempre un margine di correzione (tanto più se non siamo in gara). Nel caso basta addrizzare un attimo la bici, inchiodare, e poi proseguire la curva.
Come migliorare
La prima regola per affrontare correttamente una curva è non essere rigidi sulla bicicletta. Facile a dirsi, ci vuole un po’ di abitudine e familiarità col mezzo. Questione di abitudine ma anche di familiarità col mezzo che si allena nel tempo. Stare “morbidi” sulla bicicletta significa non lasciare solo alla bicicletta il compito di assorbire la strada, migliorando l’aderenza e la reattività. Già partire da questo significa avere maggiore capacità di affrontare le curve e i problemi che ne possono derivare. Stare rigidi sulla bicicletta dà meno spazio a correzioni e non aiuta a pennellare le curve come i bravi discesisti sanno fare.
Per migliorare, allora, conviene partire da strade ben conosciute, mettiamo un attimo in secondo piano la capacità di intuire la curva, se si va migliorando pian piano la strada conosciuta poi si affronterà meglio anche quella ignota.
Sicuramente utile è seguire un compagno più esperto, ricalcandone la traiettoria, allargando la curva e chiudendola così da percorrere un arco più ampio (compatibilmente con il Codice della Strada, il traffico e la prudenza). Esercitarsi su una strada libera, senza curve cieche è certamente un buon punto di partenza.
Poi bisogna anche capire come distribuire il peso sulla bicicletta. Spostare il peso all’interno della curva aiuta a non piegare troppo la bici, dando possibilità di maggiore velocità. In caso di velocità eccessiva si può “accarezzare” appena il freno posteriore ma non l’anteriore: una piccola perdita di aderenza della ruota posteriore può essere controllata, l’anteriore porta subito alla caduta.
E soprattutto bisogna provare tante volte, finché i movimenti non si assimilino e diventino naturali.
Gestire la curva e la frenata
Oltre all’articolo che abbiamo indicato, va detto che nelle discese ripide è importante gestire la curva, soprattutto se si ha a che fare con tornanti. In questo caso è importante arrivare a “staccare”, cioè frenare, il più tardi possibile, ma poi evitare di dover rallentare in curva. Si arriva in fondo al dritto, si inchioda, si affronta la curva piegando quanto serve e si riparte: ecco come fare.
Piegare
Parliamoci chiaro, tante belle chiacchiere ma poi la paura inconscia è proprio quella di scivolare via non avendo coscienza di quanto possa effettivamente piegare la bicicletta prima di cadere. Anche qui è questione di abitudine, il pedalare tanto, affrontare strade e fondi diversi aiuta ad affinare quella sensibilità che fa sentire fino a che punto si possa osare rimanendo in sicurezza. Anche qui seguire gli altri può essere un buon esempio e uno stimolo a superare il proprio limite. Se la paura deriva anche dalla mancanza di abitudine alla “piega” un buon esercizio può essere fare un bel giro in moto con un guidatore esperto. Abituarsi a “sentire” la piega anche da passeggero è una cosa che poi tornerà utile anche in bicicletta.
Vale la pena riportare questa considerazione su una caduta al Tour del France 2018 (Adam Yates)
Gomme, ruote, ecc.
La capacità di piegare in curva dipende dalle caratteristiche della bicicletta (qui si veda alla voce “geometria”) ma anche delle ruote e delle gomme. Il comportamento dinamico della ruote aiuta ad affrontare la curva (e una ruota molto rigida è più difficile da gestire, spesso si vedono anche i professionisti in difficoltà in questo senso con ruote troppo rigide: certe ruote ad alto profilo non vanno bene per la salita ma nemmeno per la discesa, perché non seguono la bicicletta). Anche le gomme fanno la differenza, ovviamente. La tenuta della gomma dipende dalla qualità (quindi elasticità) della struttura e dalle caratteristiche del battistrada. Le gomme di alta gamma hanno il battistrada più morbido che si consuma prima ma ha maggiore aderenza mediamente.
Importantissima è anche la pressione di gonfiaggio. Guai a esagerare: avvicinarsi al limite indicato sulla gomma significa non sfruttarne al meglio l’elasticità perdendo aderenza.
>>> I professionisti e la pressione delle gomme
Sul dritto
Fin qui abbiamo parlato principalmente di curve, che certamente sono la situazione più delicata della discesa, ma anche i tratti dritti possono fare paura. Soprattutto se la strada ha forte pendenza e a lasciar andare la bicicletta la velocità aumenta rapidamente.
Si può aumentare la velocità accucciandosi sulla bicicletta, ma sempre ben seduti in sella e con le mani sul manubrio. Sfruttare posizioni azzardate come fanno di recente i pro’ è pericolosissimo e, in definitiva, nemmeno efficace in termini di guadagno reale nell’aerodinamica.
>>> Quella posizione in discesa: ne vale la pena?
È importante tenere ben salda la bici pur senza irrigidirsi per quanto detto in precedenza. È anche importantissimo saper gestire la frenata. Se si sa in quanto spazio ci si ferma, o cosa fare in caso d’emergenza, si saprà già dove andare più lenti o dove osare più velocità. Consigliamo, per questo, di leggere l’articolo dedicato alla frenata:
>>> Come frenare in bicicletta
Quando la velocità è elevata, sopra i 70 chilometri orari, la sensazione di leggerezza che se ne ha può fare molta paura, ma se il mezzo è ben bilanciato, il peso un po’ all’indietro, la padronanza della bicicletta rimane perfetta.
L’importante, in questa situazione, come in tutte le altre, è non essere precipitosi. Superare i propri limiti richiede un po’ di coraggio e ognuno avrà i suoi tempi.
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Articolo molto interessante. Non mi tornano peró due cose. La prima è il peso all’interno curva. Ho sempre saputo che per stare ben aderenti sia necessario schiacciare con il peso sul pedale esterno alla curva e, provando, i benefici si sentono nettamente. La seconda cosa è frenare con il posteriore. Da quanto ne so usare l’anteriore è molto più sicuro perchè consente un controllo decisamente superiore. Il posteriore invece è più facile da ‘perdere’ visto che in discesa il peso è davanti. Comunque pezzo interessantissimo!
Si Fabiano, è corretta la pressione sul pedale esterno, ma spostare il peso più all’interno aiuta a inclinare meno la bicicletta, quindi ad avere più aderenza.
Per quanto riguarda il freno anteriore è vero pure, ma quando la bicicletta è dritta. Se si sta già impostando la curva (e non si è al limite) il posteriore aiuta guidare un po’. Inoltre un’eventuale perdita di aderenza del posteriore è più facile da controllare. Mentre una perdita di aderenza della ruota anteriore porta inevitabilmente a una caduta.
Ho letto co interesse tutto quanto scritto in merito agli argomenti trattati e, credo che il minimo da fare è ringraziare chi dedica tempo per erudire chi ha meno esperienza.
Pedalo da sempre e devo dire che non si finisce mai di imparare.
Da due anni a questa parte uso ruote in carbonio e devo ammettere che qualche problemino lo avutoma , più legato all’inesperienza che forse alla qualità ch’egli articoli usati.
Ho delle ruote in carbonio campagnolo Bora , e ultimamente delle mavic full Carbon da copertoncino ed in ultimo sto provando delle reynolds sempre culla carbon le più complicate sono le bora in quanto dovendo usare il tubolare ha sempre com’è successo la problematica delle forature, se non sei un meccanico cambiare il tubolare comporta sempre disagio e il giro è compromesso.
Ci le altre la problematica è la frenata ma in più c’è il peso e la stabilità in discesa con un po’ di vento.
Chiedo se avete anche voi le stesse sensazioni, per quanto riguarda le salite non trovo alcuna differenza tutta profilo alto e quello basso comunque ruota uso faccio una fatica boia 🤣🤣🤣
Salve Lion,
be’, le ruote ad alto profilo sono inevitabilmente svantaggiate col vento laterale, anche per quanto bravi si possa essere a guidare la bicicletta sentono comunque dell’aerodinamica. Inoltre sono più rigide e seguono meno il ciclista in curva.
Per andare forte in discesa dovete tenere sempre le braccia piegate in modo da non perdere mai direzionalità sul manubrio. Poi fate tante discese e un po alla volta farete la differenza.