6 lug 2019 – È un Tour de France a rischio quello che parte oggi da Brussels. Il rischio vero, concreto, è che alla fine della corsa, fra tre settimane, si possa avere la tentazione di scrivere un “se”, lasciare in giro un dubbio che se pure dovesse essere legittimo sarà sicuramente ingiusto. Segniamoci l’appunto, mettiamo un “giallino”, un post it sul monitor per lasciarlo lì a ricordarcene ogni giorno e soprattutto nell’ultimo quando, per forza di cose, si tirerà una riga per fare i conti con quanto avremo visto.
E allora diciamolo subito e togliamoci il pensiero. Sì, questo Tour de France parte senza alcuni dei protagonisti più attesi. Dumoulin e Froome sarebbero stati perfetti al via. La tenacia del primo, la fantasia tattica del secondo sono ingredienti che qualsiasi appassionato vorrebbe vedere in gara. Anche solo per scoprire e neanche di nascosto, l’effetto che potrebbe fare in certe situazioni.
È che al Tour siamo abituati bene. È il Tour e possono disegnarlo male, mettere tappe piatte all’inizio e le salite lontano dal traguardo, ma siamo abituati ad avere la certezza che ci sarà da divertirsi, non fosse altro per il continuo fantasticare di cosa potrebbe fare il campione titolato del momento.
Si è già detto che potrebbe essere un Tour come quello del 2014 dove qualcuno continua ancora ad appoggiare un “se” come un macigno, sulla prestazione di Nibali?
Torniamo all’inizio, sarebbe ingiusto pensarlo oggi come lo è stato (e lo è ancora) per quell’edizione vinta dall’italiano.
È che al Tour de France vanno i migliori, lo diamo per scontato. Ci farà divertire Sagan in queste prime tappe? E quelle due cronometro? Non saranno noiose le prime frazioni per velocisti?
E le montagne sono distribuite bene?
Dubbi legittimi a vedere il menu della corsa francese eppure lo sappiamo che alla fine ci saremo divertiti. Dopo il Giro avremmo voluto, ingordi, vedere anche Carapaz al via, ma sappiamo che queste accoppiate, al momento, sono roba da leggere nella storia.
Quindi va benissimo così e togliamoci di testa quella parola “accontentarsi” che già abbiamo sentito troppo. Il Tour de France, si dice, è bello sempre perché è combattuto dai corridori anche nelle tappe che possono sembrare insignificanti. Differenze di spessore di cui abbiamo pure detto nel paragone, molto italiano e sempre impietoso, col Giro d’Italia che tende maggiormente ad arenarsi sui tatticismi.
Lo spettacolo che sta per avere inizio sarà interessante. E anche questa mancanza di un leader predestinato potrebbe essere il “di più” di questo Tour. I nomi sono tanti e ne parleremo nei prossimi giorni.
E scommettete che gli Italiani ci faranno divertire? Occhio a non dare giudizi affrettati però. I conti, come detto, andranno fatti alla fine.
Guido P. Rubino