25 nov 2018 – Quanto valgono le e-bike nel mercato della bicicletta? I numeri parlano chiaro, anzi: chiarissimo. Valgono tanto ed è anche per questo che se ne parla tanto. Se, come detto da Ancma, la prospettiva è di un potenziale di 3,5 milioni di pezzi potenzialmente vendibili sul nostro territorio, è facile immaginare come l’interesse dei produttori sia molto attento all’Italia. Tanto più che l’Italia è il fanalino di coda, o quasi, in Europa, dove il fenomeno delle biciclette a pedalata assistita è in fase esplosiva già da parecchi anni.
L’analisi del rapporto presentato da Emilia Shih, vice direttore dell’Ente Fiera di Taiwan fa riflettere su diversi punti.
L’Italia rimane fortissima nella produzione di biciclette tradizionali. Sempre in ambito europeo, il nostro Paese è in prima posizione con 2.399.000 pezzi prodotti nel 2016 (fonte Conebi, Confederation of European Bicycle Industry), seguito da Germania e Portogallo, con meno di due milioni di pezzi prodotti e poi, più staccati, tutti gli altri. All’opposto, se vediamo la produzione di e-bike, l’Italia si trova all’ottavo posto, con 24.000 pezzi prodotti, contro i 352.000 della Germania (dati sempre riferiti al 2016).
Il mercato mondiale delle e-bike vede l’Europa ai primi posti nelle vendite. Numeri importantissimi, quadrupli rispetto all’America del Nord (fonte Pike Research). Logico che l’attenzione globale punti al nostro continente con decisione. D’altra parte l’impennata di vendite è davvero impressionante. In dieci anni si è passati da 98.000 pezzi venduti a 1.667.000 del 2016 (è ancora Conebi a dircelo), con una percentuale del 36 per cento a carico della Germania, vero e proprio Paese boom per le biciclette dotate di motore.
La crescita del settore ciclistico, in generale, è quindi importante e sta attivando interessi anche sociali: se sempre più persone si troveranno a pedalare, sarà necessario predisporre infrastrutture e servizi adeguati. Anche perché qui non si parla solo di attività sportiva, ma di una vera e propria rivoluzione avvenuta negli anni in Europa e in fase di accadimento in Italia. E in questo senso se le nostre amministrazioni se ne rendessero conto, potrebbero muoversi per tempo interpretando un cambiamento che appare sempre più inevitabile. Potrebbero, anzi, riuscire a cavalcarlo in maniera importante anche a proprio favore, prima di trovarsi a inseguire come troppo spesso accade.
Però attenzione anche a non trascurare le biciclette tradizionali. Negli incontri che si fanno cercando interpretazioni e tendenze del mercato (su cui poi i produttori basano anche il loro lavoro) capita sempre più di sentir parlare solo di e-bike. Che ci sta, se il mercato dice che i profitti arriveranno sempre di più da quel settore, ma si rischia anche di trascurare un ambito in cui l’Italia è tutt’ora molto forte: quello delle biciclette tradizionali.
Non bisogna perdere il treno dell’e-bike, ma attenzione, per questo a non rischiare di trascurare il resto del mercato che ci vede fortemente competitivi. E se i dati di vendite vedono sostanzialmente costanti le biciclette da corsa, non bisogna comunque dormire sonni tranquilli perché le tendenze si costruiscono nel tempo e se una volta la bicicletta da corsa era un modo per far pedalare tutti, oggi ci sono molte alternative verso altre tipologie che non sono più “nostre”. È una rivoluzione, questa, di cui stiamo vedendo l’aspetto più seducente – quello dei numeri – che ha perfettamente ragione d’essere pure, ma che non deve rischiare di distrarci da altro.
La sovraesposizione mediatica che stanno avendo le e-bike è giustificata dalla necessità di farle conoscere al grande pubblico (soprattutto in Italia siamo ancora nella fase che sono ancora decisamente pochi a sapere cosa sia esattamente un’e-bike e ancora meno ad averla provata) ma si rischia di trascurare la promozione del resto, che se iniziasse a calare non sarebbe un bene e, da italiani, ne usciremmo con le ossa rotte.
E a spingere forte nella direzione delle ebike è soprattutto la Germania, giustificata da un mercato che porta in quella direzione. I prossimi Eurobike Award, i premi che fanno parlare di bicicletta in tutto il mondo vista l’importanza planetaria della fiera di Friedrichshafen, sono improntati talmente tanto alle e-bike da mettere addirittura in secondo piano le biciclette tradizionali.
Bisogna correre ai ripari.
Guido P. Rubino
io credo che il mercato delle e-bike debba “correre” parallelamente a quello delle biciclette tradizionali, senza assolutamente metterle in secondo piano. Le e-bike sono un’evoluzione per chi non riesce, non può allenarsi o per chi ha problemi fisici. Anche se ultimamente viene usata anche da chi pratica alta montagna in bici e desidera fare giri lunghi e con molto dislivello. Anche solo parlare di e-bike che potrebbero “mangiare” le bici tradizionali mi fa venire i brividi. Questo perché a me le e-bike non mi interessano, ma è un discorso più complesso. Tutti sanno che la coppa del mondo in generale e le gare fanno da test per nuovi materiali e componenti che poi acquisteranno i comuni mortali. Se in futuro i mercati dovessero orientarsi quasi esclusivamente verso le e-bike, sarebbe uccidere il mercato tradizionale; mi riferisco alle bici ma soprattutto ai componenti di rilievo e pezzi di ricambio che sono un mercato tutt’altro che trascurabile. Faccio solo uno dei tanti esempi; che senso avrebbe che un pro testi un nuovo cambio shimano xtr e/o sram ed altri componenti se poi rimarrebbero di esclusivo uso dei professionisti? eh si, perché non comprendo il senso di montare componenti di altro livello come un xtr o cambio elettronico o addirittura ruote carbon su una e-bike che per quanto leggera se in carbonio non peserà meno di 13/15 kg, senza contare il costo per acquistarla. Magari qualcuno ci proverà, ma sinceramente io non ne comprendo il senso. Morirebbero tutta una serie di mercati legati alla bicicletta e l’Italia perderebbe tutto il prestigio che ora ha. Poi il senso di avere una e-bike tutta in carbonio, sinceramente la vedo solo un’operazione di marketing. Boh. Magari mi sarò spinto troppo con la fantasia,, ma pur generando lo stesso fatica, con la e-bike le facilitazioni che da il motore elettrico non vanno sottovalutate. Ripeto, ben venga come mercato parallelo, purchè rimanga tale,, perché ci sono tantissimi utenti che preferiscono la pedalata non assistita!