5 apr 2018 – «Sai qual è il problema dei freni a disco? – ci diceva il nostro interlocutore – che ora non li vuole nessuno, ma fra qualche anno non avranno altro a disposizione e allora meglio usarli subito, così da fare tutte le prove del caso e, se ci sono problemi, affrontarli subito».
Chi ci parlava così qualche settimana fa era il responsabile di un’azienda piuttosto importante nel ciclismo. Di quelli che le cose le sanno un po’ prima perché “quel che c’è sul mercato oggi è già vecchio per chi deve progettare i prodotti dei prossimi anni”. Nelle grandi aziende funziona così: oggi viene annunciata la novità e quella novità è già lontana dai tavoli di ingegneri e progettisti. Per loro è roba vecchia. C’è da pensare agli anni che verranno, magari fare dei test, immaginare progetti che magari porteranno a un punto morto e poi resteranno lì per l’occasione buona.
«A volte – ci diceva un altro – ci sono delle idee meravigliosa ma che non conviene produrre. O perché occorrerebbero dei materiali troppo costosi (e quindi il prodotto finale non potrebbe essere competitivo sul mercato, per quanto innovativo), o perché si decide di andare in altre direzioni».
Se volgiamo un attimo lo sguardo indietro ci accorgiamo che è tutto già successo. Non era stato così quando si iniziava a parlare dei gruppi elettronici e poi, ad esempio, Campagnolo spiazzò tutti uscendo con un gruppo ad undici velocità? Progetto, quello dell’elettronico, che oggi sappiamo che anche Campagnolo aveva nel cassetto, ma che preferì rimandare di qualche tempo.
Ora sui tavoli di progettazione ci sono già le biciclette del 2020 e del 2021, niente di cui stupirsi, volete che qualcun altro non stia già lavorando al cellulare che avremo in mano solo fra un paio di anni? È il mercato che va così, guidato dalla ricerca e lo sappiamo.
Dove va il mercato della bicicletta
Il “nostro interlocutore” è di quelli che hanno lo sguardo lungo per missione. Che vuol dire che fra qualche anno dovranno usarli per forza?
«Che il mercato sta andando in quella direzione e presto si arriverà ad avere telai solo per freni a disco nel top di gamma».
Ecco, questa dichiarazione corrisponde, in effetti, a una grande accelerazione rispetto a quanto abbiamo sentito – e riportato – finora. Ci prepariamo a una gamma 2021 senza più freni tradizionali?
In realtà, a quanto pare, potrebbe essere così per alcuni marchi, ma non per tutti. Altri interlocutori che abbiamo contattato si sono dimostrati più prudenti al riguardo, ma forse era anche un po’ di pretattica. L’esperienza suggerisce che certi cambiamenti si fanno tutti insieme, o quasi. O al massimo a distanza di pochi mesi gli uni dagli altri.
I produttori di componentistica osservano
Chi fa componentistica ormai ha in gamma freni tradizionali e freni a disco e non si fa grandi problemi. Il coro, in questo caso, è unanime: «Produciamo tutt’e due le tipologie e quello che ci chiede il mercato noi forniamo».
Risposta logica e diplomatica visto che chi produce telai, di fatto, è cliente di chi fa componentistica. Quindi non ci saranno problemi su questo fronte nemmeno gettando lo sguardo oltre i prossimi anni. Tanto più che c’è una schiera di artigiani che continuerà comunque a produrre telai con tipologia di freni a richiesta del cliente, come tutto il resto.
Quei cambi ruote e di bici
Già nel corso di queste prime Classiche del Nord abbiamo assistito a diversi interventi da parte dei meccanici dovuti a forature. In molti di questi al corridore fermo sul ciglio della strada, è stata data una bicicletta nuova piuttosto che intervenire col classico cambio ruota. Parliamo di biciclette con freni tradizionali, non a disco.
Il motivo? Che sia un allenamento per l’adozione dei freni a disco? Oppure, semplicemente, una soluzione rapida per evitare qualsiasi problema di cambio ruote e, ancora di più, dando al corridore una bicicletta perfettamente funzionante soprattutto nelle gare dove si è già pedalato per tanto tempo sotto la pioggia?
Dopo quanto ascoltato dai produttori e che vi abbiamo riportato nelle righe precedenti, viene da pensare che forse si tratti anche di una diversa strategia di corsa. Già dallo scorso anno anche chi segue l’assistenza neutrale si è attrezzato per avere più biciclette a disposizione, proprio per fare dei cambi più veloci fornendo a chi utilizza i freni a disco direttamente una bicicletta completa.
E forse, nelle fasi cruciali, forse il cambio bici è comunque più veloce di un cambio ruota, e questo a prescindere dalla tipologia. Ormai i corridori, pur affezionati alla loro bicicletta, sanno perfettamente che quella di ricambio è la copia esatta della prima bicicletta.
Guido P. Rubino
W la sincerità. Il misterioso interlocutore conferma che i dischi arriveranno per imposizione, non per maturata consapevolezza di miglioramenti tangibili.
E conferma anche che i caliper moriranno, se mai ce ne fosse stato il dubbio.
Ora la domanda è: crediamo davvero possibile risolvere le forature in gara dando sempre una bici completa? Anche in una tappa sullo Zoncolan o sull’Angliru?