15 apr 2015 – Dopo una giornata di chiacchierate e di pareri, anche dei nostri lettori, più o meno convinti dei freni a disco, eccoci a fare qualche considerazione. Dell’argomento se n’è parlato tanto, non era più un segreto che si sarebbe arrivati ad una istituzionalizzazione di questo tipo di componenti da parte dell’UCI. Già dall’anno scorso l’Unione Ciclistica Internazionale aveva parlato di alcuni accorgimenti volti a “rendere sicuri i freni a disco”. Il riferimento era, sopratutto, al surriscaldamento elevato che questo tipo di freno può raggiungere durante il suo funzionamento e la pericolosità dei dischi stessi ritenuti taglienti in caso di impatto violento in una caduta di gruppo.
Ci siamo, insomma, e il fermento del mercato è tanto.
Che poi, a ben guardare, anche se non sbandierate e urlate al mondo, tutte le aziende più importanti del mercato si sono già date da fare nella realizzazione di modelli di biciclette con freni a disco. Tanto che, all’annuncio ufficiale da parte dell’UCI, nessuno è stato colto impreparato. Se nelle fiere di settore non erano certo i modelli più presentati, il motivo era solo per marketing: inutile spingere una cosa ancora vietata a livello professionistico. Il pubblico tende a comprare ciò che usano i pro’. E c’è da scommettere che nelle prossime fiere la situazione cambierà drasticamente.
Niente a che vedere, insomma, con dubbi di funzionalità da parte dei corridori. Anzi, nei test effettuati fino ad oggi (i freni a disco per biciclette da corsa sono regolarmente sul mercato) l’interesse è notevole e c’è da scommettere su una migrazione di massa verso il nuovo sistema.
I dubbi sulla sicurezza? Si sta lavorando su soluzioni di vario tipo, dall’arrotondare il disco del freno secondo parametri voluti dall’UCI (così da non essere più taglienti, non troppo almeno) alla protezione dal surriscaldamento.
Piccole e grandi aziende
Tra i marchi cui abbiamo chiesto un parere sull’introduzione dei freni a disco c’è soddisfazione unanime. I costruttori di biciclette più importanti sono pronti (anche da tre stagioni) al nuovo standard. E altro, c’è da scommettere, presenteranno a breve. Per i piccoli produttori sarà veloce adattarsi alla nuova situazione. Basta utilizzare i materiali giusti e anche gli artigiani possono fare biciclette da corsa con freni a disco così come fanno già le mountain bike. Non dimentichiamoci che questa tecnologia, in fondo, non è affatto nuova nel settore ciclo.
Appare naturale allora che nomi come Specialized reagiscano con un “era ora” all’annuncio dell’UCI: «Vuol dire più sicurezza – dichiarano – e costanza nella frenata, pensate quanta efficacia in più ci sarà al termine di discese che facevano arroventare cerchi e pattini facendo perdere di efficacia ai freni».
Inutile non vedere poi l’opportunità di un mercato che tenderà a sostituire, a breve e più velocemente, tutto il parco telai.
Cosa cambia
È un passo epocale a ben guardare. Più importante pure dell’arrivo dei pedali a sgancio rapido a metà degli anni Ottanta (novità che portò ad una reazione analoga ad oggi: molti detrattori, ma poi sappiamo com’è andata a finire). Certamente è più importante anche del passaggio ai comandi integrati dalle levette sul tubo obliquo. Non è solo questione di abitudine, ma proprio di stile di frenata che, inoltre, si ripercuote su tutta la struttura della bicicletta.
Cambiano le ruote, i telai, le forcelle, i comandi. Vediamo in che modo.
Le ruote
I cerchi si possono alleggerire perché non devono più subire l’attrito dei pattini freno. Problema risolto in partenza con i cerchi in carbonio, materiale comunque penalizzato rispetto al classico alluminio (anche solo per il costo dei pattini frenanti).
Telai e forcelle
Li consideriamo insieme perché rappresentano la struttura portante della bicicletta ed ora devono supportare lo sforzo impresso dalla pinza freno. Per contro si possono alleggerire le zone dove venivano normalmente fissati i freni di tipo caliper. C’è preoccupazione per questo in giro, ma il problema è già risolto, come dimostrano i telai che montano freni a disco in commercio. Hanno superato tutte le prove e nelle frenate sono assolutamente coerenti.
Comandi
Con i freni a disco le pinze diventano idrauliche e quindi occorre ripensare tutto il funzionamento in coppia con i comandi di cambio e deragliatore. L’utilizzo dei sistemi elettronici è più facile a questo punto, perché si tratta di posizionare solo un pulsante. Più complessa la situazione per prevedere la trazione di un cavo con la dovuta precisione. Ci sono soluzioni ibride, con un’interfaccia che traduce il tiraggio meccanico del cavo nel sistema idraulico, ma le consideriamo provvisorie e non pulite. Inoltre, appena l’UCI rivedrà anche i limiti di peso queste soluzioni saranno un problema anche in questo senso.
Scenari futuri
Abbiamo detto cosa c’è, ora proviamo a immaginare cosa succederà ancora.
L’arrivo dei freni a disco rappresenta un rivoluzione che porterà, nel tempo e a partire da subito, a rivedere gran parte della bicicletta da corsa così come la conosciamo oggi. Ci sono dei problemi oggettivi: ad esempio un cambio ruote efficacemente rapido. Dover centrare ogni volta il disco tra le pastiglie, col rischio di chiuderle e allungare tantissimo le operazioni se si tocca per sbaglio la leva di comando è un handicap non da poco. Bisogna trovare una soluzione, non si scappa.
Lo diciamo con certezza anche perché ci sono voci chiare di sviluppi già in essere. Qualcuno ha già fatto vedere qualcosa e prossimamente si vedrà ancora di più: occorre sganciare il sistema freno dalla ruota. Nel vero senso della parola. Il cambio ruota non deve interessare anche il disco ma non si tratta solo di lavorare su quello che si ha oggi. È probabile che in un futuro nemmeno troppo lontano il sistema freno + disco diventi parte integrante del telaio e della forcella (stiamo fantasticando? Pensateci, è una soluzione anche logica e no, non abbiamo la palla di vetro). Speriamo solo che questo non porti ancora ad una proliferazione di standard diversi.
Insomma, quando tempo fa ci si interrogava su “cosa ci sia ancora da rinnovare sulla bicicletta” siamo alla risposta piena. Anzi, siamo solo all’inizio, c’è da scommetterci.
Redazione Cyclinside